Ricevo stamane questo comunicato stampa da parte di Roberto Copparoni che pubblico volentieri integralmente:
Comunicato Stampa: Tuvixeddu il parco mancato o colle salvato?
Nel prendere atto del lavoro realizzato dalla Commissione Regionale del Paesaggio, sul quale ci si riserva valutarne i contenuti, si segnala che il nuovo concetto di bene culturale è vecchio, almeno per tutti coloro che, come noi, da decenni parlano di bene culturale come risorsa ambientale umana, intimamente collegata all’ambiente naturale di cui ne è espressione.
Fra coloro che ci hanno creduto ci sono anche tutti coloro che, silenziosamente e senza tanto clamore, in questa sorta di “via crucis”, hanno lavorato nel corso di tre anni per portare alla luce le 800 tombe che fino a ieri non erano mai state scavate in modo scientifico. Ci riferiamo agli Archeologi ai tecnici e agli operai che hanno “lavorato per davvero” per il “museo a cielo aperto”, a tutti coloro che 10 anni fa lottarono, per l’apertura della necropoli di Tuvixeddu in occasione della 1° edizione di Monumenti aperti.
Ma questa è un'altra cosa…
Ora ci sono “59 saggi” che “oggi”, quasi in rassegna e all’unisono, fanno sentire il peso della loro autorità.
Ma ci domandiamo: cosa hanno fatto questi studiosi in tutti questi anni di “silenzi isituzionali?”
Da tempo, infatti, e in più occasioni, abbiamo suggerito agli esperti e a coloro che si fregiano di esserlo, di pensare ad una visione meno museale e statica del “bene culturale” che sia più consona ai tempi e vicina alle tematiche della fruizione e dell’utilizzazione della “risorsa” sia essa umana o naturale, al fine di stimolare una differente “percezione” sociale, basata sulla consapevolezza e condivisione dell’importanza che questa deve rivestire per la collettività.
Da bene a risorsa, dunque, come vera e propria “leva strategica” sulla quale fondare ogni possibile processo di futuro, sostenibile sviluppo.
Peranto non crediamo che con una azione di esproprio possa ritrovarsi un libero consenso che, agli occhi di buona parte della opinione pubblica, viene “percepito” più come una ennesima azione di forza che potremo chiamare “ il parco mancato”, dettata non tanto o non solo da nobili principi che potremo chiamare “il colle salvato”, ma da una “idea” giustizialista che non rende giustizia neppure al buon senso che dovrebbe guidare l’azione di una dirigenza istituzionale illuminata e lungimirante che fra le altre cose ha il dovere di guardare sempre ai “reali bisogni” percepiti della collettività e espressi da “questo particolare territorio”. Oggi più che mai terra di confine.
Sarebbe stato molto meglio non “usare” tuvixeddu come poligono demagogico o cavia per le grandi manovre politiche che ben si vedono all’orizzonte, almeno per chi sa guardare oltre il proprio naso.
Roberto Copparoni
Amici Di Sardegna ONLUS
Postato il 14/02/07
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