lunedì 17 settembre 2007

Tuvixeddu Story - Le immagini 1



La storia, a puntate e per immagini, dei lavori svolti a Tuvixeddu



Le immagini sono state gentilmente fornite da MDC Architetti



Che di tempo a Tuvixeddu ne hanno passato tanto per redarre il progetto



E, ovviamente, ringrazio





venerdì 14 settembre 2007

Furto d'autore - Commento

Confesso che il contenuto della mail di Masoero & De Carlo mi ha preso un attimo in contropiede.
Non tanto per il suo contenuto intrinseco, peraltro molto inquietante, bensì per il messaggio insito.
Iniziano a scoperchiarsi pentole che sino ad oggi sembravano sigillate e da esse trascimano verità molto scomode e, sopratutto, chiavi di interpretazione che, per alcuni, ridisegnano la storia di Tuvixeddu e per altri, confermano i sospetti espressi a mezza voce perchè non suffragati da fatti.
Tirando un bilancio da gennaio ad oggi, salta agli occhi che in quella che ho sempre ritenuto "la battaglia di Tuvixeddu" si stanno delineando vincitori e vinti (la classifica è, ovviamente, momentanea aspettando la sentenza del TAR).
A maggio scrivevo che si stava mettendo a tacere tutta la vicenda ed avevo ragione.
E'il come tutta la vicenda sia caduta nell'oblio che da da pensare.
I paladini (autodichiaratisi) di Tuvixeddu, piano piano, sono uscite di scena prendendo le distanze dalle dichiarazioni infuocate di qualche mese prima e sono svaniti nel nulla.
Alcuni hanno tentato la strada politica (elezioni comunali in Sardegna), alcuni hanno avuto dei contratti di consulenza piu' o meno importanti nelle varie amministrazioni, qualcuno è finito in RAS con compiti politici importanti; insomma, oggi hanno tutti qualcosa da fare di piu' importante.
Curioso.
C'è anche chi (Masoero & De Carlo) si sono visti, in pratica, copiare il loro progetto e vederselo riproposto da un luminare del settore (rigorosamente straniero se no non fa chic) e vederselo strombazzare sui media come l'unico progetto (valido?) su Tuvixeddu.
Viene da chiedersi come abbia fatto il megarchitetto straniero a redarre un progetto che ad altri è costato anni di lavoro in pochissimi mesi: o gli architetti nostrani sono degli scansafatiche e quelli stranieri degli stakanovisti oppure viene da pensare che sia stato copiato da qualche parte.
In un post dal titolo "Tuvixeddu ringrazia" in data 20/07/07 ho scritto la seguente frase:
"Tutti in fila con la mano tesa (e progetti in tasca)....."
Quelli che non hanno adottato questa politica sono stati emarginati senza avere la possibilità di poter continuare a dire la loro pubblicamente.
Cosa normale in un paese in cui il potere ha la capacità di gestire anche i mezzi di informazione tradizionali.
Per quanto questa vicenda sia indigesta ed amara è bello vedere che non tutti si svendono per un piatto di lenticchie.
Esiste ancora una dignità umana e professionale che trascende dai meri interessi di bottega, ed è per difendere e tutelare queste persone che ci si batte.
Io almeno ci provo.
E voi?
SeuDeu

giovedì 13 settembre 2007

Furto d'autore

Ho ricevuto questo documento dagli Architetti Masoero & De Carlo, noti per aver progettato (splendidamente) la lottizzazione di Tuvixeddu. Ho letto due volte il documento non credendo ai miei occhi e ritengo sia doveroso pubblicarlo INTEGRALMENTE affinchè ciascuno di voi si faccia un'idea di come stanno andando le cose.

12/09/2007 Architetti Masoero & De Carlo

In risposta ai recenti articoli su Tuvixeddu e sul progetto di Gilles Clement
Immagini della Necropoli che Cagliari non ha mai potuto vedere
L’articolo allegato tratto da D di Repubblica dell’8 settembre, rappresenta bene il livello della campagna mediatica sottile e costante che la vicenda di Tuvixeddu ha raggiunto
Siamo costretti a subire periodicamente, con un frustrante senso di impotenza, la lettura di articoli in cui si fa passare quello che noi stavamo facendo a Cagliari come un atto di distruzione e di cementificazione.
Quando circa 10 anni fa abbiamo redatto i primi progetti per Tuvixeddu, di sostenibilità ambientale si parlava poco ed era materia per pochi appassionati (spesso considerati inutili idealisti o fanatici) o per ricercatori. Noi da sempre abbiamo come metodo progettuale lo studio attento dei luoghi e il rispetto dell’ambiente. Le persone con cui abbiamo lavorato in questi anni, i tanti nostri interlocutori in Comune, Regione e Soprintendenza lo possono testimoniare. La nostra ricerca instancabile per soluzioni sempre più ecocompatibili parte da lontano e non è frutto di mode recenti.
Nel parco di 20 ettari che abbiamo progettato in forma esecutiva nel 2002 e il cui cantiere era ormai al termine (tutte le piantumazioni e le opere di integrazione della vegetazione esistente erano previste per questo periodo (fine 2007). Nella grande area archeologica della Necropoli (che sembra essere stata scoperta solo ora grazie al Governatore e ai suoi brillanti consulenti e consiglieri) gli archeologi sono al lavoro da circa tre anni e silenziosamente ma con grande entusiasmo e competenza hanno esplorato studiato rilevato classificato centinaia di tombe con i loro corredi, e reperti di varia natura.
Con le scarsissime risorse economiche che il nostro Stato ha messo a loro disposizione, nonostante grandi proclami della Regione di far avere finanziamenti per la valorizzazione del patrimonio archeologico, hanno lavorato con pochi mezzi e tanta passione, racchiudendo i piccoli “tesori” in scatole recuperate da confezioni di farmaci, cosmetici, alimenti…raccolte in cassette e stipate in depositi inaccessibili, perché la Soprintendenza non dispone nemmeno di appositi contenitori. Ogni nostro sopralluogo in cantiere si concludeva con l’apertura di queste piccole preziose scatole che le archeologhe delicatamente e orgogliosamente ci mostravano.
Durante l’ultimo sopralluogo abbiamo avuto l’emozione di percorrere un tratto dell’acquedotto romano che intercetta la Necropoli fenicio-punica
E’ questa la cementificazione, lo scempio della Necropoli?
Al parco archeologico di Tuvixeddu serviva un affaccio sulla via S.Avendrace dove alcuni lotti destinati all’edificazione, contengono tombe più o meno conservate e dove il fronte di cava rivela, come una sezione grafica, i pozzi e le camere funerarie. Il nostro ultimo progetto esecutivo e già finanziato con fondi UE del 2006 per l’ampliamento del parco, ne prevedeva l’acquisizione tramite esproprio da parte del Comune: è stato tutto bloccato in Regione e i finanziamenti comunitari persi.
Lo scopo dell’azione di forza del Governatore era quello di appropriarsi di tutta l’operazione di trasformazione dell’area per farne uno strumento politico. Ha ottenuto il suo scopo diventando paladino della difesa dell’ambiente a livello nazionale. Peccato però che…..
La gente non sa, o ha dimenticato in seguito al martellamento mediatico, che il parco era già quasi ultimato e che la bella, grande e suggestiva Necropoli sarebbe stata visitabile da studiosi e turisti, già dall’anno prossimo. Se lo scopo era quello della tutela, si sarebbe certo dovuto procedere con l’includere i lotti di via S.Avendrace, che non c’entravano con l’operazione di sviluppo immobiliare che Soru ha voluto bloccare, e procedere con l’ampliamento di quanto era quasi ultimato così come in programma.
Per i lavori del parco sono già stati spesi € 2.500.000,00. Ora i lavori sono fermi, senza il loro completamento le aree subiranno un inevitabile degrado, le tombe scavate e ripulite si riempiranno nuovamente di terra e detriti.
Il Governatore ha incaricato direttamente, il paesaggista Gilles Clement, per rifare il progetto nonostante la realizzazione quasi ultimata, e nonostante le aree siano di proprietà del Comune e non della Regione. Si attende ora il giudizio del TAR.
Il nostro progetto per il grande parco urbano e archeologico era stato giudicato, da una commissione nominata dallo stesso Soru, troppo verde, troppo allegro, si è accusata la Soprintendenza di aver riportato alla luce troppe tombe (mentre Legambiente proclamava la costruzione di villette sulle tombe!), sul nostro progetto abbiamo letto e sentito ripetere falsità alle quali impotenti non possiamo controbattere
Ed è questa sensazione di profonda ingiustizia che ora è diventata insostenibile. Anche il Comune rimane in silenzio aspettando la sentenza del TAR, e non difende un’opera pubblica che sarebbe stata motivo di vanto per qualsiasi Pubblica Amministrazione, essendo perfettamente in linea con quanto la Regione stessa sta proclamando e in linea con le più serie teorie in campo di tutela ambientale
Nei giorni del Festarch, abilmente organizzato dal nostro collega ed ex amico Stefano Boeri, il progetto di Gilles Clement è stato presentato come una svolta:
14 accessi, un ascensore pubblico per il parco, un “giardino romantico”, zone di vegetazione spontanea, un centro di studio e didattica, un collegamento sul canyon…. Ha cambiato nomi ai luoghi ma molti dei contenuti sono già nel nostro progetto (toponomastica e demagogia a parte). In pochi giorni Clement ha redatto un progetto su di un’area vasta e complessa, senza averne respirato i profumi, le suggestioni, i molti problemi...
Soru ha fatto sequestrare i nostri disegni per fornire a Clement tutto il supporto che gli mancava, e noi vediamo ora un'aria familiare nei suoi! Ma due sono le grandi differenze:

o Il nostro progetto è stato bloccato perchè giudicato troppo invasivo nell’alterazione dello stato dei luoghi: l’area del cosiddetto catino, derelitta zona di cava avrebbe dovuto conservare il suo carattere lugubre mentre noi ne facevamo un parco pubblico. Ebbene in questa zona il progetto di Clement prevede un’arena per 5000 persone. Ci chiediamo se arriveranno tutti portati dalle cicogne rimanendo sospesi a mezz’aria e astenendosi da qualsiasi espressione ed esigenza corporale…… Per gli spettacoli propone una serie di scene telescopiche che scompariranno conficcate nel terreno, probabilmente coperte con zolle scorrevoli (ricordate i vecchi Jeams Bond? La Regione è ricca come la Spektre?)

o Al posto della controversa strada pubblica (voluta e approvata negli anni passati da Comune, Soprintendenze e Regione) che attraversa il canyon e che non faceva parte del parco e che anche noi avremmo volentieri incluso nel parco, colloca un fiume di papaveri. Suggestiva idea. Invitiamo i futuri visitatori a prenotare visite in quel mese (forse) in cui saranno fioriti, invitandoli a ricordare che non si trovano nella pianura padana o nella campagna francese ma in terra sarda….

A parte questi piccoli dettagli sui quali non abbiamo ancora sentito il parere dei tanti che a suo tempo si proclamavano salvatori di Tuvixeddu, quello che più ferisce è l’assoluta assenza di contradditorio che non ci permette di ricordare ai Cagliaritani e non solo, che il parco era in progetto e quasi ultimato.
Certo si sarebbe potuto ingrandire, ma con le aree sulle quali ci sono ancora molte tracce e segni storici, non con quelle verso la Via Is Maglias sulle quali abbiamo già cercato più volte di dire che l’attività di cava ha negli anni passati asportato ogni traccia. Aree che nel PPR si definiscono “Aree degradate o radicalmente compromesse da attività antropiche pregresse”.
E per fare questo non era necessario annullare l’Accordo di programma del 2000, le autorizzazioni già rilasciate su Is Maglias, e soprattutto non era necessario fermare il cantiere del Parco e far rifare il progetto e modificare le opere già fatte: questo è solo un grande e inutile spreco di soldi pubblici (oltre violazione di accordi e contratti in essere)
Nei giorni del Festarch nessuno lo ha ricordato, sui giornali nazionali ora si parla di questo progetto per Tuvixeddu come se non ce ne fosse mai stato un altro.
Conosciamo bene i lavori di Clement, si è prestato a questo gioco di forza mentre lo credevamo un pacifista, e ancora una volta non possiamo stare zitti e accettare di passare per cementificatori e distruttori dell’ambiente: E’ troppo duro dal punto di vista umano, professionale e anche politico.

Posto che vai...

Nella tumultuosa vicenda di Tuvixeddu, tra le varie cose dette a vanvera, vi è stata una feroce critica sul progetto, accusato di non aver rispettato l'ambiente circostante. Quindi un'accusa diretta nei confronti degli Architetti che lo hanno realizzato.
Personalmente ho sempre trovato il progetto di Tuvixeddu molto bello ma questa è una mia opinione....
Ebbene, gli stessi architetti hanno vinto ex-aequo il primo premio nel concorso per un importante intervento urbano nel Comune di Fabriano.
Mi fa piacere citare la motivazione con cui hanno vinto:
"Per la complessità funzionale ed infrastrutturale che la soluzione progettuale proposta declina dettagliatamente”.
Complimenti quindi agli Architetti De Carlo & Masoero.
Fabriano, bellissima cittadina, ci tiene a valorizzare la sua architettura senza creare scempi.
Questo vorrà pur dire qualcosa.......

Postato il 08/08/07

Domanda e offerta

Di tanto in tanto qualcuno ritorna (sempre troppo pochi) sull'argomento Tuvixeddu.
La cosa non puo' che farmi piacere, è segno che un certo interesse persiste e, di questi tempi di oblio immediato è quasi una vittoria.
Le argomentazioni pero' mi lasciano interdetto: trattasi quasi sempre di persone che discutono arrogandosi il diritto di decidere PER gli altri e questo, scusate se lo dico, implica una totale mancanza sia di pensiero democratico sia di visione reale delle cose.
Rispondo a Cristina Ronzitti (almeno così si firma) che si pone la domanda del cosa se ne fanno i cagliaritani delle case costruite dalla Coimpresa (Cualbu) violando luoghi sacri dei nostri avi.
Sarebbe una bella riflessione se non fosse che da questa considerazione scaturiscono due fatti ben precisi:
Punto primo: dimostra di non avere la piu' pallida idea di dove sarebbero dovute essere costruite le case.
Punto secondo: mi sa tanto che non ha idea delle logiche di mercato.
Cerco di spiegarglielo io.
Per il punto uno (basta aver dato un'occhiata al progetto) Le faccio sapere che le case sono state progettate per essere costruite sul NULLA ARCHEOLOGICO, ossia ove sorgeranno (sarebbero dovute sorgere) non c'è assolutamente nulla che possa avere lontanamente una qualsiasi valenza archeologica. Solo pietre. Quello che eventualmente ci poteva essere stato un tempo è stato ampiamente depredato, scavato, tritato in periodi molto precedenti.
Per il punto secondo, Le faccio sapere che se Coimpresa ha deciso di costruire è evidente che c'è una richiesta di appartamenti quindi esiste una necessità di mercato che è creata dalla domanda (i cittadini che vogliono acquistare una casa) e non dall'offerta (Coimpresa che costruisce case). Trattasi di elementare rapporto tra domanda ed offerta.
Le dirò di piu': la domanda di alloggi è così alta che Coimpresa aveva gia' venduto piu' della metà degli appartamenti SULLA CARTA.
Inoltre (si vada a guardare il progetto) Coimpresa ha, in qualche modo, sponsorizzato i lavori nell'area archeologica vicina (dove esistono realmente delle vestigia) se non altro per la ragione che un'area archeologica valorizzata a ridosso dei suoi appartamenti ne avrebbe aumentato l'appetibilità (e conseguente valutazione).
Sono d'accordo che i costi d'acquisto di appartamenti a Cagliari siano (almeno per me, comune mortale) stratosferici ma questo, evidentemente, non frena la corsa agli acquisti di cagliaritani e quindi sin tanto che vi è una richiesta, vi sarà sempre un'offerta.
Su questo si metta pure l'anima in pace.
La realtà di Tuvixeddu è un'altra: è stato un ring dove si è svolto uno scontro tra poteri e dove la sacralità del luogo e le sue sopravissute vestigia non interessavano a nessuno. Erano soltanto un paravento.
Cordialità
SeuDeu

Postato il 07/08/07

Tuvixeddu ringrazia

Si, oramai è ufficiale: Maria Antonietta Mongiu dovrebbe ricoprire la carica di Assessore alla Cultura e (udite udite) all'Archeologia.
Volete sapere cosa stanno facendo i suoi (ex) oppositori nella vicenda di Tuvixeddu?
Tutti in fila con la mano tesa (e progetti in tasca).....
Il colle di Tuvixeddu si costituisce parte civile.

Postato il 20/07/07

Allora non mi sbagliavo...

In data 7 Giugno 2007 ho scritto un breve post cammuffato da gossip. Parlavo di grandi manovre in corso in seno alla RAS da parte di alcuni personaggi della Commissione RAS per Tuvixeddu con un esplicito riferimento al personaggio..
Da un paio di giorni si legge della decisione del Governatore Soru di assegnare l'Assessorato alla Cultura a Maria Antonietta Mongiu che, guarda caso, faceva parte della mitologica Commissione Regionale la quale ha, in pratica, ha affossato Tuvixeddu.
E poi dicono che i favori non vengono ricompensati....

Postato il 19/07/07

Come volevasi dimostrare

Come ho potuto scrivere in precedenza, su Tuvixeddu è calato il sipario ed ho pronosticato grandi manovre da parte dei vari attori della vicenda.
Una fonte affidabile mi ha fatto sapere che un "esperto" di Tuvixeddu che ha avuto un notevole peso nel portare la situazione allo stato attuale...
....sta preparando la sua candidatura come Assessore alla RAS alle prossime elezioni (si sussurra in area PRC).
Per il momento nulla di ufficiale quindi mi astengo, momentaneamente, dai commenti.
Aspetto i vostri.

Postato il 07/06/07

Tuvixeddu: nuovo progetto

Andate a leggervi questo:
http://www.regione.sardegna.it/j/v/25?&s=46919&v=2&c=215&t=1
In sintesi sono stati stanziati 150.000 euro per riprogettare l'area di Tuvixeddu, progetto assegnato dalla RAS alla RAS. Evidentemente quello vecchio non andava bene.
Tutte da vedere le "collaborazioni esterne" e come verranno utilizzati i fondi.
Ricordate i miei vecchi articoli su come sarebbe andata a finire?
Rileggeteli e poi fatemi sapere.

Postato il 06/06/07

Tuvixeddu e Santa Gilla: Risposta per Mary

Ciao, le tue due domande riguardo quale fine abbia fatto Tuvixeddu e come mai l'area di S.Gilla è rimasta fuori dal mega vincolo protettivo (?) della RAS meritano senza dubbio una risposta.
E' indubbio che Tuvixeddu sia stato condannato a morte dal vincolo RAS. Più complesso diventa capirne il perchè. E' ipotizzabile che si tratti, come tutte le scelte politiche, una questione di interessi abilmente cammuffati da ideologie (interesse non vuol dire lucro). Idem per quanto riguarda la scelta di tenere fuori dal vincolo la zona di Santa Gilla, d'altronde una scelta contraria avrebbe posto la RAS in rotta di collisione con altre due grosse realtà imprenditoriali con tutto quello che ne sarebbe potuto scaturire.
Quello che continuo a non capire è se lo scivolone lo hanno fatto i politici o qualcuno abbia messo sotto i loro piedi una serie di bucce di banana. Cercherò di spiegarmi meglio: notoriamente la RAS, non avendo istituzionalmente una struttura per la gestione dei beni paesaggistici (esiste solo sulla carta), si è vista costretta a rivolgersi a consulenti esterni. Qui, a mio parere, sono iniziati i guai.
Tutti coloro che hanno messo bocca nell'affare Tuvixeddu sono, in ultima analisi (e volendo essere generosi) soltanto dei teorici che vivono nel loro mondo fatto di teorie e pubblicazioni ma senza una reale visione pratica delle cose. Vien da sè che una cosa è chi lavora tutto il giorno in un determinato settore ed un'altra è chi le cose le ha solo studiate in teoria. Ovviamente chi vive di teorie può solo proporre teorie e queste, se non supportate da fatti non stanno nè in cielo nè in terra.
Come ho potuto abbondantemente dimostrare negli articoli precedenti, sicuramente c'erano altre persone che avrebbero potuto dire la loro con cognizione di causa su Tuvixeddu, avendoci lavorato in prima persona per anni e avendo ben chiara la visione di insieme ma, per varie ragioni (ubi maior minor cessat?) sono state lasciate in un angolo.
La cosa che mi è sempre sembrata incomprensibile (anche se quando si tratta di politica tutto è possibile) è stata la metodologia di scelta degli esperti che hanno riscritto Tuvixeddu: personaggi, sicuramente capaci, ma del tutto fuori contesto.
Aggiungiamo a questi una serie di persone che fanno parte sempre della stessa "compagnia di giro" salite sul proscenio di questa vicenda a scagliare fango su persone ed istituzioni (e beccarsi una denuncia per diffamazione a testa), le organizzazioni ambientaliste, ciascuna con un'idea diversa ed hai il quadro del perchè Tuvixeddu è praticamente morto.
C'è anche il fatto che le decisioni prese sul vincolo di Tuvixeddu non sembrano molto in linea con la vigente legislatura e quindi, con molta probabilità, la RAS (ed il Comune di Cagliari) dovrà (dovranno) sborsare uno spavento di soldi in risarcimento danni; ciò comporta, nel frattempo, il blocco totale di qualsiasi attività sino a nuovo ordine con l'ovvio degrado del colle non potendo effettuare nessun tipo di intervento.
A questo proposito il fatto che devono riprendere i lavori per la cura del sito archeologico sono balle spaziali: non c'è una lira.
Quindi, cara Mary, come avrai potuto capire, la situazione è congelata sine die, il che equivale, se te ne intendi di archeologia, alla morte del colle e del suo insediamento archeologico.
Ah, dimenticavo, sapevi che, nel caso di danno creato ad un'Amministrazione, la Corte dei Conti condanna al pagamento "in solido" chi ha creato questo danno? Ossia, nel caso di vittoria di Coimpresa in questa tenzone, i soldi li dovranno tirare fuori di tasca tutti coloro i quali hanno avuto a che fare con questa storia?
SeuDeu

Postato il 11/05/07

X-File N.CC2257889

A: M. Skinner (Central Bureau)
Una serie di avveniment avvenuti sul colle di Tuvixeddu di cui le autorità locali non riescono a dare una spiegazione razionale ci hanno portato in questa città ad indagare. Sembrerebbe che molte persone abbiano udito voci provenire dal colle, attualmente deserto. I testimoni parlano, con una certa riluttanza, di voci e lamenti provenire da tombe puniche sul colle.
Mi sono recato sul colle, ovviamente di notte, per avere una visione dei luoghi e, verso l'una del mattino ho potuto udire anche io voci e lamenti provenire dalle rocce. Si tratta, evidentemente, di una materializzazione sonora di voci provenienti da una dimensione extraterrestre. Ho registrato su nastro le voci e, con l'ausilio dei nostri specialisti linguistici del Bureau ho potuto ottenere una traduzione abbastanza fedele di quanto registrato. Verosimilmente trattasi di entità vissute sul colle circa duemila di anni orsono e la cui aura spirituale, per ragioni che la mente umana non riesce a spiegare, è rimasta incatenata a quei luoghi.
Più che un lamento si tratta di una richiesta di aiuto. Queste entità, precedentemente, si sentivano protette da coloro i quali operavano nell'area per riportare alla luce quanto era stato da loro lasciato nella loro vita terrena. Molto poco poichè, negli anni, molte loro vestigia sono state distrutte per realizzare altri manufatti dall'odierna civiltà insita nelle vicinanze ma anche riportare alla luce e curare quanto rimasto, evidentemente, portava un certo senso di pace a queste entità. Raccontano di uno spazio selvaggio ma solare ove hanno iniziato il loro cammino verso la dimensione dove adesso risiedono; però, in un recentissimo passato, alcune entità terrene hanno deciso che il loro sito doveva essere, per forza di cose, selvaggio e cupo e si sono adoperate per imporre il loro punto di vista, stravolgendo così l'equilibrio globale psichico del sito e creando a queste entità uno squilibrio energetico. Inoltre queste entità extraterrene si sentono minacciate perchè, mentre prima vi era una custodia tutelare sul sito, oggi percepiscono chiaramente che questa custodia sta a venendo a mancare e sta per essere sostituita da un'altra che non garantisce loro la stessa stabilità psichica.
La traduzione ha evidenziato alcune cose che sembrano dei dati, il cui significato mi è tuttora ignoto ma su cui ho aperto un'indagine su cui la terrò al corrente mano mano che vi saranno degli sviluppi.
Fox Mulder

Postato il 10/05/07

E Tuvixeddu?

Ho ricevuto una mail che mi chiedeva che fine ha fatto Tuvixeddu.
Bella domanda con risposta ovvia: è morto e dimenticato.
Si ringraziano i 59 saggi, la RAS, i fintoesperti, i superconsulenti e le Associazioni ambientaliste tutte.
Tutti scomparsi?
No: tutti mantengono un bassissimo profilo e si preparano a.....
(To Be Continued)

Postato il 10/05/07

Sono d'accordo

Certe volte, leggendo tra le righe, si trovano molte spiegazioni a fatti che non si spiegano bene se letti in maniera canonica. Ma andiamo con ordine.
Ieri, praticamente in concomitanza con l'inaugurazione della mostra di Villa Pollini, il Soprintendente Dott. Vincenzo Santoni ha iniziato a salutare tutti i suoi collaboratori del MiBAC perchè dal 1° Maggio lascia il suo posto per limiti di età (un modo elegante per dire che va in pensione) e, ovviamente ha parlato del suo excursus come Soprintendente alla tutela dei Beni Archeologici. Tra le varie cose che ha detto una mi ha particolarmente colpito: la sua posizione contro la gestione dei beni ambientali da parte della RAS; ritiene che debba essere una prerogativa delle Stato.
La cosa mi ha fatto suonare dei campanellini d'allarme: perchè un'affermazione del genere?
Che cosa sta o, meglio, starà per succedere? Che scenari si prospettano per il futuro sulla tutela dei Beni Ambientali ed Archeologici sino ad oggi affidati al MiBAC?
E' un messaggio trasversale per chi sa capire?
Il fatto che ritenga sia meglio che questo settore debba essere ancora gestito dallo Stato e non passi ad Enti Locali mi suona abbastanza inquietante. Senza andare molto lontano basta ricordare Tuvixeddu: dall'oggi al domani è stato bloccato tutto (e tutto è caduto nel dimenticatoio) e questo mi sembra che la dica abbastanza lunga sull'argomento.
Parliamoci chiaro: la competenza e l'esperienza di chi lavora nel MiBAC è, sempre e comunque, di gran lunga superiore a quella che possono avere altre figure (quanto si voglia competenti) che si cimentano nello stesso campo.
In realtà si sono buttate nella mischia persone che hanno, probabilmente, una buona preparazione teorica ma mancano completamente della visione d'insieme che può avere uno staff che lavora da una vita nel settore. Non c'è storia. Usando un paragone calcistico, MiBAC batte “Resto del mondo” 4-0.
Se poi vogliamo andare a verificare anche di quali mezzi dispone il MiBAC per svolgere il proprio lavoro allora le differenze diventano siderali: si parla di un sistema informatico integrato all'avanguardia che permette loro di avere una visuale globale di tutta la situazione e poter far interagire vari settori con sistemi incrociati. Tutto questo ben di Dio informatico, attualmente per uso interno, viene sviluppato anche per poter dare un servizio interattivo fruibile anche dalla collettività, con tutti i vantaggi immaginabili dall'avere a disposizione un simile mezzo di consultazione.
Soltanto questo basterebbe per ribadire la primogenitura del MiBAC alla gestione a 360° dei beni del territorio ma c'è anche dell'altro.
Per quanto si possa parlare male della struttura statale si parla sempre di una struttura solida con persone capaci (si lo so che vi sono anche persone meno capaci ma andate a vedere negli altri settori quanti scarsi ci sono e ne riparliamo) con qualcosa che i tanti chiaccheroni che hanno detto le loro verità nell'affare Tuvixeddu non hanno: il senso della misura e la consapevolezza del ruolo che ricoprono ed impone loro il senso della misura.
Per capirci meglio: la struttura MiBAC (lo Stato) ha abbastanza esperti entro la sua organizzazione per poter gestire il proprio lavoro, un Ente Locale (RAS) che non ha mai gestito realmente cose del genere ha bisogno di nominare consulenti esterni con tutto quello che ne consegue.
Si dice in giro che il consulente lavora per chi lo paga meglio e non è detto che prenda un solo stipendio. E' una cattiveria vero?

Postato il 27/04/07

Le nuove quotazioni di Tuvixeddu

Il fatto.
Letto su ilSardegna.
Mario Diana & Antonello Liori (Consiglieri Regionali in forza con AN) hanno proposto di acquistare come RAS il colle di Tuvixeddu. Offrendo 50.000.000 (cinquantamilioni di euro) tutto compreso.
Considerazioni.
La solita boutade mediatica.
Infatti la cifra riportata non sta né in cielo né in terra; gli analisti che ho contattato appena letto la notizia si sono messi a ridere (una valutazione realistica, anche se molto ottimistica, sul costo la trovate qualche articolo piu’ indietro in questo blog).
A meno che i Sigg Diana & Liori non siano dei broker immobiliari in grado di dettare le quotazioni di mercato….
La cosa, a distanza di giorni è caduta, come ovvio, nell'indifferenza generale.
Però sul momento ha fatto un bel polverone mediatico……
Ed io che per un attimo mi ero illuso che la mia campagna "Riacquistiamo Tuvixeddu" avrebbe potuto essere realizzata vendendo ai cittadini gli appezzamenti da 1 metro quadro a 125 euro anzichè 500 come avevo calcolato....

Postato il 28/03/07

Ricompriamo Tuvixeddu!

Sulla falsariga di Sting (Police) e Bono (U2) che portano avanti la campagna "Acquista un pezzetto di foresta Amazzonica" per salvare la più grande foresta pluviale del pianeta ancora esistente, lancio da questo blog la campagna: "Riacquistiamo Tuvixeddu".
Lancio una sottoscrizione popolare per acquistare un pezzetto dell'area di Tuvixeddu, acquisto che verrà certificato da un attestato di proprietà del pezzetto del colle che si acquista; per evitare ovvie lottizzazioni, ciascuno non potrà acquistare più di 5 metri quadri del colle. In cambio avrà un atto di acquisto regolare che ne certifica la proprietà.
Facciamo un po' di conti: l'area del colle è, approssimativamente di 40 ettari, pari a 400.000 metri quadri; ad occhio e croce il costo del colle potrebbe essere sui 200.000.000 di euro (penali, multe et similia, ovviamente, a carico di chi ha combinato tutto il pastrocchio del blocco totale); quindi dividendo 200.000.000 di euro per 400.000 metri quadri, si potrebbe vendere l'area ai cittadini a 500 euro a metro quadro. Avremmo così la reale proprietà dell'area da parte della cittadinanza per cui sarebbe materialmente impossibile poter realizzare qualsiasi speculazione. Ovviamente mi sembra ovvio che l'investimento da parte della cittadinanza debba avere un ritorno per cui si potrebbe ipotizzare di dare in gestione al Comune oppure alla Regione l'area per la sua valorizzazione avendone in cambio che so, al posto di un tot di soldi, magari uno sconto sulle tasse o qualcosa del genere.
Ricordate: è una campagna per salvare Tuvixeddu e restutuirlo VERAMENTE ai cittadini.
A proposito, Onorevole Cogodi: il primo pezzo di Tuvixeddu lo deve acquistare Lei.
Sa, il buon esempio....

Postato il 19/02/07

Tuvixeddu off limits

Leggo che è stato negato l'accesso a Tuvixeddu all'associazione Tuvixeddu Wive, Amici di Sardegna & Forum civico. Divertente è stato leggere i termini della protesta di Antonello Gregorini. Forse il Sig Gregorini non conosce bene il luogo per parlare in quel modo. L'area dove hanno cercato di accedere non è uno sterrato od un prato dove si possa passeggiare tranquillamente; è pieno di tombe che sono, notoriamente, scavate (nella grande maggioranza) per terra. Vien da sè che se non si sta attenti si rischia di finirci dentro e farsi male. Se si verificasse, malauguratamente, un caso del genere, chi pagherebbe i danni? Di certo non le associazioni ambientalistiche o il Sig. Gregorini. Pagherebbe chi ha la responsabilità di sorvegliare l'area, per legge. A parte il fatto che, se esiste un cartello che vieta l'ingresso da qualche parte, questo va, in qualsiasi caso, rispettato senza deroghe per chicchessia. Non è che far parte di un'associazione rilasci automaticamente l'impunità per ignorare i divieti. Mi sembra che questo blitz, in fondo, non sia stato altro che un'operazione per far parlare di sè e finire sulla cronaca. Nient'altro.
Una curiosità: perchè non provano a fare una cosa del genere nelle miniere di Furtei: allergia al sale dotato di energia cinetica oppure troppo distanti da una redazione giornalistica?
Mah....

Postato il 12/03/07

La via di Damasco

Spunta l’ombra dei contratti di consulenza esterna per la gestione del (molto) futuro Parco di Tuvixeddu e le associazioni ambientali (che non sono mai andate molto d’accordo in passato) iniziano a litigare e modificare i punti di vista sul vincolo.
Se non ricordo male, all’inizio dell’anno avevano una posizione comune in favore al blocco dei lavori del Parco, oggi (ma la cosa risale a non meno di 20 giorni orsono) esplodono le divergenze di opinione.
Su tutto.
Mi lasciano molto perplesso molte prese di posizione di ambientalisti che stanno utilizzando gli stessi argomenti di cui ho parlato in tempi non sospetti (e mi sono incassato anche l’accusa di far parte della linea pro-Cualbu per interessi personali). Siccome non ho la presunzione di aver svelato chissà quali verità su Tuvixeddu, è lampante che tutto quanto andavo a raccontare LO SAPEVANO GIA’! Però, evidentemente, faceva comodo far finta di non saperlo o, se preferite, tenerlo nascosto. Ma qualcosa nelle alleanze non ha funzionato e quindi serviva qualcosa come materia di contrasto ed ecco andare a proporre teorie alternative come quelle che sono pubblicate qui da un mesetto.
Ma quando ci si accapiglia per un colle e si tralasciano colline sbancate in zone di interesse archeologico (vedere mio articolo piu’ sotto) allora risulta chiaro che , dato che la difesa di colline dell’interno porta poca visibilità mediatica ( poche consulenze) e molta polvere, molto meglio difendere qualcosa che sta dietro casa ed è facilmente raggiungibile. Anche dai media.
Nota finale: nella collina che stanno sminuzzando di fronte a Furtei si estrae l’oro……

Postato il 02/03/07

Il diritto alla notizia

Dov’è che il diritto di cronaca si deve fermare?
E’ una domanda a cui si possono dare molte risposte, tutte, ovviamente, derivanti dalla propria interpretazione del concetto.
Da oltre un mese, non appena ho avuto le mani una notizia ritenuta interessante e verificata, l’ho sempre pubblicata immediatamente.
Sino ad oggi.
La notizia interessante l’ho tra le mani e potrei pubblicarla senza paura di essere smentito ma non posso farlo a meno di non rischiare seriamente di ledere altre persone e danneggiarne il loro lavoro.
Non è stata una decisione facile da prendere e, difatti, ho voluto ascoltare alcune opinioni prima di decidere sul da farsi; opinioni diverse dalla mia che volevo pubblicarla comunque e questo mi ha fatto riflettere sul da farsi.
Una parte importante l’ha avuta, inoltre, l'essermi ricordato la richiesta fatta ieri al convegno sull’archeologia da parte di Ruben D’Oriano (leggetevi l’articolo precedente); è stata una cosa che ha contribuito a farmi aprire gli occhi su un certo tipo di realtà che, pericolosamente, tendevo ad ignorare.
In pratica, dando la notizia, vi sono moltissime possibilità che qualche “studioso” (?) si appropri della notizia e ne contrabbandi la paternità vanificando quindi il lavoro di altre persone, oltre che creare altri problemi di non secondaria importanza.
Questo “farsi belli” alle spalle degli altri va decisamente contro i miei principi morali per cui ho deciso di non scrivere nulla al riguardo, almeno per il momento, per il rispetto che ho nei confronti del lavoro altrui e del principio del riconoscimento dei meriti.
Non so bene perché ho deciso di rendere pubblica questa decisione: forse per rispetto nei confronti di chi mi segue in questo blog, forse perché mi riempie di rabbia sapere che dappertutto esistono persone che tendono ad impossessarsi del lavoro altrui o, forse, perché ogni giorno che passa ho sempre di piu’ la certezza che l’integrità Tuvixeddu & dintorni sia una scusa bella e buona per andare a caccia di potere e popolarità. Con questo non voglio dire che siano tutti così, ci sono molte persone veramente valide che credono realmente in questo progetto.
Solo che sono in minoranza.

Postato il 01/03/07

Diamo a Cesare quel che è di Cesare

Oggi (28 Febbraio ndr) e ieri ho voluto seguire, accuratamente in incognito,la sei giorni "Giornata di studio di archeologia e storia dell'arte" in quanto si parlava di Tuvixeddu.
La mia curiosità era data dal capire chi, in realtà, avesse lavorato nell'area archeologica di Tuvixeddu ed potesse,quindi, parlare dell'argomento con cognizione di causa. Senza girarla molto in tondo volevo sentire cosa avrebbero detto i due "esperti" designati dalla RAS che hanno pontificato in lungo ed in largo su Tuvixeddu, esponendo teorie e spiegando a noi, poveri mortali, com'era il luogo e come dovrebbe essere. Quindi mi aspettavo gli interventi di Maria Antonietta Mongiu e Raimondo Zucca. Ieri c'è stato un interessante intervento di Stiglitz in materia ed un intervento ancora più interessante di Franco Sardi (Direttore generale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport della Regione Autonoma della Sardegna) che, tra le altre cose, ha invitato, in pratica, i 59 "saggi" di occuparsi di quello che fanno normalmente e lasciar perdere i proclami politici. E' sceso un po' di gelo in sala ma, si sa, certe verità possono anche dare fastidio...
Ma il vero clou è stato oggi, dove Donatella Salvi, con un linguaggio piano e comprensibile (soprattutto da me) ha fatto, tutto sommato, un breve ma efficacissimo excursus, prima su tutta la storia di Tuvixeddu dal punto vista di vincoli di tutela, poi è passata a descrivere il lavoro di scavo svolto a Tuvixeddu con nomi e cognomi che vado a riportare.
Tra la fine degli anni 70 e l'inizio degli anni 80 vi sono stati dei brevi interventi effettuati da Maurizia Canepa, Raimondo Zucca e Michele Sannia che ha seguito i cantieri sino ai primi anni 90. Dagli anni 90 sino al 2003 i lavori sono stati effettuati dall'equipe della Soprintendenza B.A. capitanata da Donatella Salvi. L'esposizione dei fatti da parte della Salvi è stata molto dettagliata e chiara (tanto è vero che ha avuto anche il plauso di Simonetta Angiolillo per aver sempre fornito alla comunità scientifica un puntuale rapporto delle attivitò di scavo). Tralascio i dettagli che riprenderò in un altro articolo per fare alcune considerazioni che, ho paura, non saranno molto simpatiche.
Già il fatto che la Angiolillo abbia ringraziato la Salvi stride con quanto ha firmato con gli altri 48 "saggi" nel famoso proclama in cui si parlava di "commistioni": come la mettiamo?
Non si firmano certi documenti e poi si dice l'esatto contrario: mancanza di coerenza, pentimento tardivo o qualcuno ha firmato senza leggere cosa c'era scritto?
Ma il fatto più eclatante è stata l'assoluta assenza della persona che è stata (si è?) definita come la massima esperta di Tuvixeddu: Maria Antonietta Mongiu; oddio, a ben leggere il programma non era stata nemmeno invitata (non me ne ero accorto). Le cose sono due: o non è esattamente il "massimo esperto di Tuvixeddu" oppure era impegnata chissà dove. Ma da quanto ho sentito oggi, raffrontato da quanto pubblicato dalla Mongiu, risulta lampante che il suo è stato solamente uno scrivere prendendo spunto dal lavoro altrui.
La cosa è confortata anche dall'intervento di Ruben D'Oriano che ha chiesto (gentilmente) agli studiosi presenti di evitare tassativamente l'utilizzo di quanto aveva da esporre per scriversi le pubblicazioni sino a quando non pubblicava lui.
Un "addetto ai lavori" che vuole mantenere l'anonimato mi ha spiegato come capire chi sono gli studiosi che hanno "veramente" condotto un lavoro: basta contare le citazioni. Sono in numero inversamente proporzionale alla quantità del lavoro svolto "sul campo".
Basta saperlo..

Postato il 28/02/07

Una visita a Coimpresa

I giorni scorsi ho richiesto un colloquio con i responsabili di Coimpresa per sentire anche il loro punto di vista così come è d’obbligo in una storia così complessa e piena di sfumature impensabili quali questa vicenda di Tuvixeddu (a quando un colloquio col Sindaco e col Governatore Soru? Ci spero sempre). Ho potuto così incontrare il geom. Beppe Piras, braccio destro dell’ing. Cualbu, “memoria storica” di Tuvixeddu e vero gentleman d’altri tempi.
In una chiacchierata di oltre un’ora mi ha raccontato per sommi capi, vista la complessità della storia, i dati salienti con notevole chiarezza, rispondendo a tutte le mie domande e, sempre, spiegando dettagliatamente le affermazioni ed i concetti espressi.
Ho così ascoltato tutta la storia di Tuvixeddu, un rapido excursus dall’inizio del 900 ai giorni nostri e, confesso, alcune cose mi erano sconosciute ed altre le conoscevo diversamente.
Ciò che mi ha piu’ colpito durante tutto il colloquio è stato il concetto di “progetto” dell’area. Mi spiego meglio: solitamente un piano edificabile è sempre incentrato su un concetto di edificazione e , rarissimamente, sul concetto di area in cui insiste un’edificazione.
Il progetto Coimpresa vede, oltre all’edificazione vera e propria, l’idea della valorizzazione dell’area circostante; in sintesi si tratta di una valorizzazione globale l’area in modo tale che vi sia un insieme armonico in cui vadano a coesistere due realtà diametralmente opposte tra loro ma, per molti sensi, complementari.
Per questo esiste un progetto, tra l’altro condiviso ed approvato sia dalla parte pubblica che da quella privata (leggi Regione, Comune e Coimpresa), giudicato, anche al di fuori del mero accordo programmatico, un progetto innovativo che ha tenuto conto del concetto (che spesso sfugge ai tanti “esperti di Tuvixeddu”) di simbiosi; tale affermazione è comprovata dal fatto che questo progetto (realizzato dalla MDC Architetti) è citato quale esempio di inserimento edilizio in una situazione paesaggistica. Un bell’esempio di fatti concreti, non si può dire altrettanto su coloro che hanno scatenato una vera e propria guerra di disinformazione sul progetto di Tuvixeddu, limitandosi, in ultima analisi, a chiacchere piu’ o meno sensate e senza proporre nessuna alternativa pratica.
Dal punto di vista ambientale, inoltre, il progetto è incentrato in quel 20% di area del totale dove è assodato che non esiste nulla di interesse archeologico o paesaggistico; in pratica l’edificazione è incentrata nell’area già rasa al suolo da anni dalle cave, mentre il restante 80% è stato ceduto come area di interesse pubblico per la realizzazione del Parco Archeologico.
Per quanto riguarda l’impatto paesaggistico, che è stato verificato e riverificato da tutte le autorità preposte a tali verifiche, è minimo (in rapporto all’edificazione) e, per verificare questo basterebbe dare un’occhiata al plastico oppure alle simulazioni in 3D fatte sulle immagini satellitari dell’area.
Si fa tanto parlare dell’articolo della Legge Urbani che vieta l’edificabilità entro 100 metri dai luoghi di “pubblico interesse”; applicandola veramente a Cagliari non si potrebbe piu’ costruire nemmeno una cabina telefonica; è ovvio che tali leggi devono essere interpretate in modo che siano funzionali alle realtà locali e non d’intralcio allo sviluppo. Non vorrei che tale legge venisse utilizzata a fini strumentali estranei al suo spirito; basti pensare al fatto che non sviluppandosi l’edilizia, si favorisce l’aumento dell’offerta in funzione dell’aumento della richiesta (semplice legge di mercato e questo, di tanto in tanto, a qualcuno sfugge), Il fatto che al vincolo sia sfuggita la zona di Santa Gilla (sino alla strada ferrata) pur essendo di interesse archeologico e paesaggistico ed in questa zona debba sorgere la lottizzazione “I Fenicotteri” con palazzi da 8 piani, potrebbe dare la stura a tutta una serie di congetture. Ma di questo ne parleremo in altra sede, torniamo a Tuvixeddu….
Si è, ovviamente, toccato tutta una serie di argomenti che abbracciano tutta la storia, compreso il fatto che, a causa del tipo di blocco di lavori, Coimpresa non puo’ mettere in cassa integrazione i lavoratori del cantiere; per il momento sono stati messi in ferie, finite queste verranno licenziati. Questa affermazione è stata fatta con una nota di amarezza nella voce. Già perché, per quanto possa sembrare strano, in questa società si dà una grande importanza alle persone che ci collaborano, come, d’altronde, un grande capitano d’industria come Henry Ford ha sempre sostenuto, che la vera forza della Ford era la gente che ci lavorava dentro. Quindi, a breve termine, vi saranno parecchie persone che resteranno senza stipendio e sarà interessante vedere cosa succederà e cosa diranno i “saggi” (che di stipendi ne hanno, come minimo, uno. Sicuro) per quanto riguarda il destino di queste persone dimenticate dai media, anche se forse sono stati dimenticati “ad arte”….
Durante il colloquio si è evidenziata la determinazione, da parte di Compresa, di voler andare avanti nel progetto, con la certezza di essere dalla parte della ragione. Ovvio che un’affermazione del genere deve essere convalidata da fatti e, di fatti me ne sono stati mostrati in quantità: carte che comprovano l’assoluta legalità degli accordi presi da tutte le parti in causa, controlli effettuati a norma di legge, rispetto assoluto delle normative vigenti sia in epoca pregressa che attuale ed anche altre carte, abbastanza inquietanti, che facenti parte di tutta la procedura di ricorso, non ho l’autorizzazione a citarne, per il momento, il contenuto. Pareri normativo-legali in quantità, pareri giuridici sino al livello di costituzionalità di interpretazione dell’applicazione di leggi. Una marea di carte da dove si deduce che qualche ragione l’hanno.
Mi è comunque parso di capire che, (mi è stata sottolineato piu’ volte “come remota ipotesi”) in caso di soccombenza non è detto che Compresa sia disposta a vendere. Cio’ non per un atto di ripicca, bensi’ perche’ e’ loro intenzione andare avanti con questo progetto.
Alla mia domanda: perché? Il geom. Piras mi ha risposto, sorridendo: Perché ci crediamo.

Sicuramente dopo questo articolo verrò messo nella lista (nella migliore delle ipotesi) dei “pro-Cualbu” . Pazienza.
Cio’ che mi ha realmente impressionato è stato trovarmi davanti a delle persone che credono fermamente in un progetto e vogliono andare avanti, nonostante si sentano accerchiati ed attaccati un po’ da tutte le parti; vedono la situazione come un sopruso ed avendo una notevole solidità economica alle spalle, possono permettersi di andare avanti (e degli altri imprenditori che si sono visti chiudere i cantieri e non hanno i capitali di Coimpresa che ne sarà?). Considerando da quando hanno iniziato questo progetto riesco a capire il loro punto di vista che, ho l’impressione, trascenda un tantino dal semplice binomio costruisci & vendi; oltre dieci anni di lavoro vanno ben oltre il mero guadagno, diventa una cosa personale….Capisco.
Su tutto ho apprezzato il fatto che Coimpresa, ritenendo di aver ragione, ha anticipato che la RAS sarà costretta a pagare un notevole mucchio di soldi di danni (bocca cucita sugli importi per il momento) e questo a loro non sembra giusto, poiché tale costo andrebbe a gravare, in ultima analisi, sulle tasche dei cittadini, per cui faranno di tutto, in caso di vittoria, affinché paghino personalmente i responsabili di questa vicenda (e questo anche in base alla legge della Corte dei Conti della responsabilità oggettiva negli atti pubblici). E questo, permettemi, è avere rispetto della collettività.

Postato il 28/007

Bucce di banana....

E' nata una nuova specie di esperti: gli esperti di Tuvixeddu. Questa nuova ed emergente categoria che si attesta nel panorama culturale di Cagliari, come tutte non è immune da scivoloni clamorosi. Ve ne racconto uno che è occorso ieri a due esponenti di un'organizzazione pro-vincolo.
Il fatto: ho incontrato questi due esponenti in maniera informale ed abbiamo finito di discutere di Tuvixeddu. Loro argomentando contro la cementificazione sul colle ed io sostenendo che, in fondo, l'impatto ambientale non è così terribile come lo si è dipinto.
A sostegno della loro tesi mi hanno mostrato delle vecchie foto del colle per mostrarmi come deve restare il colle, continuando con le loro argomentazioni.
Dal mio canto ho mostrato un'immagine satellitare dell'area di Tuvixeddu dicendo (balla colossale) che questa era Tuvixeddu oggi.
Trattasi, in realtà di un'immagine satellitare di Tuvixeddu in cui sono stati aggiunti i palazzi in 3D per simularne l'impatto ambientale. L'immagine è stata prelevata dal sito della MDC Architetti.
Hanno studiato attentamente l'immagine e me ne hanno chiesto una copia da includere in una loro documentazione.
Ho dato loro la foto ma ho anche spiegato che si trattava di una ricostruzione 3D su un'immagine satellitare di come sarebbe stata la cima di Tuvixeddu DOPO l'edificazione (immagine peraltro pubblicata su questo blog nell'articolo "MDC Architetti- Parlano i progettisti del PIA- INTERVISTA").
Morale: non hanno creduto alle mie parole ed hanno preso la foto ringraziandomi.
Sto pensando di organizzare uno scherzo simile a quello delle famose sculture di Modigliani ritrovate anni orsono.
Secondo voi ci casca qualcuno?

Postato il 25/02/07

Lettera a Roberto Copparoni

Egregio Prof. Copparoni, con un messaggio email mi ha chiesto cortesemente di sostituire un suo commento su "Tuvixeddu: chi ha vinto e chi ha perso" con un altro più" morbido". Dopo mille dubbi sulla correttezza sulla sostituzione di commenti, l'ho sostituito con quello che mi ha allegato con la sua email. Le lascio immaginare come ci sono rimasto quando ho scoperto che lo stesso commento, uguale parola per parola, non era nient'altro che un articolo che ha scritto sul blog della Sua organizzazione.
Questo uniformare le dichiarazioni, mi perdoni, mi suona molto sospetto: ha tutta l'aria di voler omologare a 360° il proprio pensiero. Ora le cose sono due: o non si è in grado di dire la stessa cosa in due modi diversi e ci si affida a "veline" oppure vi sono "ordini di scuderia" da rispettare. Qualsiasi cosa sia, mi sembra una mancanza di di rispetto verso chi ospita le varie opinioni in questo blog e, sopratutto, verso chi legge questo blog che merita, senza alcun dubbio, il coraggio delle dichiarazioni rese senza che queste vengano sostituite con altre che, probabilmente, fanno più comodo.
Resto sempre disponibile alla pubblicazione di qualsiasi articolo mi venga spedito (basta che sia inerente all'argomento trattato e non offensivo verso terzi) e che i commenti sono liberi ma, per cortesia, basta con le veline e le dichiarazioni ufficiali. Per questo vi sono i quotidiani. Si rivolga a loro.

Ai lettori del blog:
Per dovere di cronaca pubblico, a seguire (copia & incolla), i due commenti postati dal Prof. Copparoni, il primo (che mi ha chiesto di cancellare) ed il secondo che ha sostituito il primo.
Lascio a voi i commenti.
SeuDeu

Commento originale:
Si condivido la tua amara analisi sulle decisioni adottate per Tuvixeddu.
Un tempo, però, i "teorici", per intenderci quelli che non si sporcano mai le mani, peccavano di senso pratico. Oggi invece, i conti se li fanno per bene...
Mi fa sorridere che "loro" riescano sempre e comunque a restare a galla.
Peraltro il galleggiamento di questi odierni "vincitori", mi ricorda il galleggiamento di un altro genere di masse che per legge fisica riesce sempre ad emergere.
Ma di questo genere di cose preferisco non parlare...
Per la verità tanto teorici poi non sono, visto che molti di loro ricevono lauti compensi per consuleze ed incarichi vari ottenuti anche grazie alla "amicizia" di compagni, amici e camerati e la assidua frequentazione di banchetti a Villasimius a base di aragoste, grigliate di pesce a Santa Gilla, Cabras, Calasetta, Stintino e all'Asinara.
Per la verità anche la carne rossa è apprezzata, specie il cinghiale, magistralmente preparato grazie ad arcane ricette nelle Barbagie e in Ogliastra.
Ebbene sì. Anche gli ambientalisti sono dei buongustai!
La trasversalità e il consociativismo pagano sempre! Nei dibattiti spesso nemici poi a tavola sempre amici!
Questo è un vero principio che, anche se non costituzionale, ma solo consuetudinario, riesce a stravolgere la forza e la certezza del diritto.
La coerenza, invece, è solo un optional che, a quanto pare, non è particolarmente apprezzata, soprattutto da coloro che hanno dato un “cazzotto” in faccia al poverno senatore Rossi reo, si fa per dire, di aver votato secondo coscienza e non per ordine di partito.
Ma la colpa non la do tanto al Senatore, ma a coloro che non hanno voluto ascoltarlo per tempo…
Ma tornando alla collina della Vergogna.
Sono triste perché oltre alla vittoria di una romantica visone statalista e becera del concetto di bene archeologico e paesaggistico, si vuole come “nascondere” il nome di Tuvixeddu.
Infatti, qualcuno ha pensato di rinominare l’area come Parco Karalis.
Penso che questo nome starebbe meglio ad un autoparco di vetture a noleggio, ad un parco giochi o ad una casa “protetta”. Peraltro anche il nome è per me sbagliato perché, se non ricordo male il nome punico del nostro capoluogo è Karel e con Calaris o Karalis. Quindi anche questo rappresenta un esempio di superficialità ed improvvisazione, degna del nostro momento politico.
Insomma, un’altra offesa alla nostra povera collina che ci guarda nostalgica pensando:
“Peccato… se non fossi stata creata in Sardegna già da anni sarei stata inserita fra i monumenti dell’UNESCO!”.
Roberto Copparoni
Amici di Sardegna - Comitato Tuvixeddu Wive

Commento sostitutivo:
Si, condivido le critiche sulle decisioni adottate per "bloccare" la realizzazione del Parco Archeologico di Tuvixeddu.
Un tempo, però, i "teorici", per intenderci quelli che non si sporcano mai le mani, peccavano di senso pratico. Oggi invece, i conti se li fanno per bene...
Sono dispiaciuto perché oltre alla vittoria di una romantica visione statalista e becera del concetto di bene archeologico - paesaggistico, si vuole come “sepellire” il nome di Tuvixeddu.
Infatti, qualcuno, ha pensato bene di rinominare l’area come Parco Karalis.
Penso che questo nome starebbe meglio ad un autoparco di vetture a noleggio, ad un parco giochi o ad una casa “protetta” per ex amministratori comunali.
Peraltro anche il nome è per me sbagliato perché, se non ricordo male, il nome punico del nostro capoluogo è Karel e non Calaris o Karalis.
Quindi anche questo rappresenta un esempio di superficialità ed improvvisazione, degna del nostro “particolare” momento.
Insomma, un’altra offesa alla nostra povera collina che ci guarda con occhi languidi, pensando: “Peccato… se non fossi stata creata in Sardegna già da anni sarei stata inserita fra i monumenti dell’UNESCO!”.
Amici di Sardegna - Comitato Tuvixeddu Wive

Postato il 24/02/07

Giusto per chiarire

Ad oggi questo blog ha ricevuto 2449 visite in cui sono state viste 6626 pagine ed ha un "pubblico fisso" di 480 visitatori (ossia persone che leggono regolarmente questo blog). Per essere un blog per così dire, specializzato mi sembra un discreto risultato, se poi a questo sommiamo il fatto che l'area geografica, oltre la Sardegna, per il 79% ricopre anche il centro-nord dell'Italia, mi viene da pensare che l'argomento Tuvixeddu interessi abbastanza.Questa piccola "lucidata alle medaglie" mi è servita per arrivare al nocciolo della questione: piaccia o meno c'è un pubblico che segue questa vicenda e, si presume, si faccia un'idea della questione prendendo per buono quanto scritto. Per rispetto a tutti voi lettori la deontologia mi impone, andando avanti, di mantenere l'obiettività che ritengo di aver avuto sino ad ora e continuare a pubblicare unicamente fatti documentalmente comprovati e non le solite chiacchere di corridoio. Questo per evitare strumentalizzazioni di ogni genere. Vorrei assicurare i lettori di questo blog di una cosa: questo non è uno spazio a disposizione per "vendette trasversali" o ricerche di visibilità, qui trovano alloggio solamente domande ed affermazioni basate su fatti e documenti. Il giorno in cui mi accorgessi di manipolazioni oppure di non riuscire più a mantenere la mia obbiettività farei immediatamente due cose: lo scriverei e, subito dopo chiuderei il blog.
Grazie a tutti voi.

Postato il 24/02/07

Tuvixeddu: chi ha vinto e chi ha perso

E vincolo fu!
Si chiude così (per il momento) questo capitolo di Tuvixeddu con una delibera di vincolo che rimette tutto in discussione; è la vittoria (di Pirro) di coloro i quali, pur non avendo mai messo piede sul colle (se non per fare qualche passeggiata) hanno avuto il potere di convincere la RAS a ridisegnarlo secondo i loro punti di vista.
Persone che nell'area di Tuvixeddu non hanno mai e dico mai redatto un diario di scavo, un rilevamento, una stratigrafia o quant'altro che possa testimoniare il loro lavoro sul campo. La presenza sul campo: l'unica cosa che autorizza il poter parlare su un argomento, l'unica differenza tra il dire ed il saper dire.
Questi "teorici" hanno avuto il potere di far passare le loro visione di "cupezza" che deve permeare un tale luogo. Ora, sicuramente non sono un archeologo (e me ne guardo bene dall'esserlo) ma è bastato leggere qualche testo per accorgersi che la concezione dell'oltretomba del periodo non aveva nulla di "cupo", la "cupezza" dell'oltretomba, storiograficamente parlando, è nata nel Medioevo.
Hanno affermato che si è scavato troppo, mettendo così a repentaglio (???) l'integrità delle tombe, come se fosse possibile creare un Parco Archeologico con tombe interrate: ve lo immaginate un sito coperto dove, in corrispondenza di ogni tomba (accuratamente interrata se no si rovina) un biglietto con la descrizione di quello che ci sta dentro?
Hanno coscientemente e scientificamente distrutto qualsiasi cosa sia stata fatta nell'area di Tuvixeddu, forse perchè non realizzata da loro.
Ora saranno da rifare tutti i progetti per tutta l'area. Chissà chi firmerà i progetti e chi curerà la "ricostruzione"...
Domani si leggerà di tanti vincitori (italica prassi saltare sul carro dei vincitori) in cerca di briciole di visibilità (ed altro), sicuramente non si leggerà di chi ha veramente perso in questa insensata battaglia: il buonsenso e Tuvixeddu.

Approvato il vincolo

Giusto per la cronaca, alle ore 10.30 è stato approvato dalla Commissione il Vincolo totale su Tuvixeddu.
La fine del Parco?

Postato il 22/02/07

Scava scava....

Nell’articolo “Scoperte… Ricoperte” pubblicato su questo blog in data 4 Febbraio 2007, parlavo del sito archeologico esistente in Via Trieste 105, attualmente coperto da un parcheggio e da un palazzo; è con evidente piacere, quindi che leggo un articolo su “il Sardegna” di oggi (20/02/2007) in cui si ritorna sull’argomento.
La vera notizia è che la Regione Sarda, ed in particolare l’Assessorato al Turismo ha fatto un autogol clamoroso: sotto un suo palazzo vi è un sito archeologico di una discreta rilevanza e cosa fa? Ci lascia sopra un parcheggio invece di attivarsi immediatamente per valorizzare ciò che si ritrova, praticamente in cantina.
Voglio ben sperare che il Governatore Soru cui sta a cuore il recupero dell’immagine della sua Regione e la valorizzazione delle sue tradizioni, ne fosse all’oscuro e che, venendone a conoscenza adesso, attivi i meccanismi atti al recupero di questo pezzetto di storia di Cagliari attualmente parcheggiato sotto lo stabile dell’Assessorato al Turismo.
Infatti, in Via Trieste 105 vi sono gli uffici dell’Assessorato al Turismo (con parcheggi annessi).
Una riflessione, per concludere: è mai possibile che, all'epoca, far ricoprire il sito da un parcheggio, nonostante l’importanza della scoperta fatta, sia stato considerato il male minore? A meno che i vincoli totali all’epoca non fossero stati ancora inventati….

Postato il 20/02/07

La proposta di Amici di Sardegna

Ricevo stamane dall'Associazione "Amici di Sardegna" un comunicato stampa, peraltro interessante dato che rimarca le medesime perplessità sul fattore "fattibilità economica" da me più volte espresse in questo blog giorni addietro.


Tuvixeddu: E se i cittadini manifestassero il loro reale volere?

Nonostante i nostri ripetuti inviti al confronto e al dialogo, le parti in causa sembrano oramai determinate ad adire le vie legali per la soluzione delle controversie sull’annosa vicenda.
Senza voler dire nulla di più, addebitare responsabilità, negligenza, colpa o dolo a qualcuno, si vuole fare una semplice e praticabile proposta che ben s’inserisce nelle dinamiche della democrazia partecipata a cui, oggi, i nostri amministratori sembrano dare sempre più attenzione.
Infatti un contributo per la soluzione della vicenda può venire proprio da ciò che, fino ad oggi, è stato poco considerato o talvolta citato per argomentare strumentalmente ragioni pro o contro le proposte, ma niente di più. Pensiamo ad una manifestazione di “reale volere popolare”.
Per questo si propone di indire delle consultazioni che, tecnicamente, sono espressamente previste dal nostro ordinamento, dando la possibilità a tutti di esprimersi e “togliere dalla naftalina” un importante strumento di democrazia diretta. Peraltro i Regolamenti degli enti pubblici territoriali prevedono non solo la possibilità di rivolgere istanze, petizioni e proposte dirette a promuovere una migliore tutela di interessi individuali e collettivi ma, in certi casi, di avviare una vera e propria consultazione referendaria, previo il superamento di un iter procedurale. Comunque vadano le cose, il risultato ottenuto avrà una forte valenza in ogni senso e potrebbe determinare l’adozioni di scelte politiche.
Del resto quale è l’amministratore che non tiene in debito conto questa volontà?
Se così non fosse saremmo in presenza di un eloquente atto di collasso politico che provocherebbe, anche nel breve periodo, inevitabili ripercussioni anche sugli assetti isituzionali dei nostri organi politici.
Certo tutto questo si potrebbe ancora evitare se prevalesse il buon senso e i “contendenti” trovassero un’ipotesi di accordo stragiudiziale che avesse il baricentro in un “comune denominatore” concettuale, derivato dal confronto dei differenti, rispettivi e vicendevoli concetti di “danno minore” e “di vantaggio maggiore” che le parti presentano.
Del resto la vittoria giudiziale, quando ci sarà, comporterà dei costi non solo economici determinati dai cospicui risarcimenti, spese di giustizia, eventuale ripristino dei luoghi allo “status quo ante”, spese per le progettazioni e altro ancora, ma anche esponenziali ripercussioni negative sia sulla qualità della vita che in campo occupativo e socio-culturale.
E poi, una città, capolugo di regione, che ambisce a diventare “Capitale del Mediterraneo” non può procrastinare l’adozione importanti decisioni, il cui ritardo, segnerà inevitabilmente il suo futuro.
Quindi un invito a non esasperare le posizioni e a ricercare un momento di pacato dialogo e confronto, che, ne siamo certi, suggellerà la nascita anche di un possibile e doveroso “nuovo accordo” con buona pace della stragrande maggioranza dei cittadini degli imprenditori e dei propri rappresentanti isituzionali.

Prof. Roberto Copparoni
Presidente dell’Associazione Amici di Sardegna
Comitato Tuvixeddu Wive


Postato il 16/02/07

MDC Architetti - Parlano i Progettisti del PIA - INTERVISTA

Qui di seguito pubblico un'intervista rilasciatami dalla MDC Architetti, ovvero Eliana Masoero e Livio De Carlo, Architetti progettisti del PIA di Tuvixeddu. L'intervista è stata fatta (per questioni di tempo e distanza) via email e, comunque, si tratta di un'intervista interlocutoria in quanto seguiranno quanto prima, maggiori approfondimenti sulle risposte.
SeuDeu

D- La proprietà di Tuvixedddu: breve storia dal 1980 ai giorni nostri.

R- Nel dopoguerra l’area era di Italcementi e della famiglia Mulas, che abitavano nell’omonima villa. Quando è finita la produzione, anni 80, hanno acquistato il gruppo Fiat, con Cualbu e altri imprenditori, soci di minoranza con piccole porzioni di terreno. Alla fine del 2005, mi sembra, Impregilo, società che nel frattempo era passata dalla famiglia Agnelli a Romiti, ha venduto la sua quota del 75% al gruppo Cualbu.


D-In quale stato si trovava Tuvixeddu nel periodo un cui è iniziato il progetto?
R-Diverse famiglie e alcuni gruppi di sbandati abitavano in varie casupole, tombe, negli edifici industriali dismessi. Montagne di spazzatura venivano gettate qua e là forzando continuamente i cancelli e le reti. Ma tutta l’area era, è ancora in alcune parti, letteralmente coperta di un bello strato di detriti di vario genere, sopra il quale nel tempo è cresciuta comunque un po’ di macchia.

D-Quando è iniziato il progetto?
R-Primo piano di lottizzazione, ad opera di professionisti cagliaritani: 1990. Secondo piano nel 1995, ad opera di Impregilo direttamente. Tra il 1997 e il 1999: Programma Integrato d’Area, PIA, firmato da noi.

D-Esistono documentazioni fotografiche da quel periodo ad oggi?
R-Certamente ci sono foto e dia, dal 1997 al 2007

D-E' vero che Coimpresa (o chi per essa) ha contribuito, a vario titolo, agli scavi archeologici sul colle?
R-Agli scavi direttamente no. Il PIA prevedeva la collaborazione, anche economica, tra pubblico e privato: al privato sono stati lasciata la Villa Mulas e le Casupole, con l’impegno di ristrutturarle per attività produttive aperte al pubblico.

D-Quanto ha influito, nelle trattative del progetto, il fatto che Coimpresa vantasse dei crediti nei confronti del Comune di Cagliari. A quanto ammontavano?
R-Coimpresa vantava circa 80 miliardi delle vecchie lire di crediti verso il Comune, per una vertenza riguardante gli espropri (con procedure sbagliate!) delle aree e per la costruzione dei quartieri di Edilizia pubblica. Non credo che abbia influito sulle quantità, sulle volumetrie, sulla qualità del piano, perché noi non abbiamo avuto nessuna interferenza da parte della proprietà( tanto meno del Comune, mai conosciuto il Sindaco) e non mi risulta che funzionari e tecnici di Comune e Regione abbiano fatto sconti o regali. Credo che abbia invece influito molto sulla effettiva decisione di concludere. Cioè ad un certo punto il Comune, Delogu, ha potuto mettere sul piatto la possibilità che il Consiglio comunale approvasse il Piano e quindi si firmasse l’accordo di programma in tempi ragionevoli invece che con mille ostruzioni…..Alla fine il Comune ha pagato circa la metà per le vertenze aperte.

D-Quante licenze edilizie sono state date a Coimpresa per edificare nell'area di Tuvixeddu? In base a quale normativa?
R-Coimpresa ha ottenuto la Concessione per il recupero di villa Mulas, per la costruzione del primo lotto delle residenze per studenti universitari, ERSU, alla calce idrata: mi sembra nel 2004 e\o 2005. poi non ritirate per diverse ragioni. Il permesso di costruire per l’unità E1 lungo Is Maglias, nel corso del 2006- non ricordo quando-, quando la RAS aveva dovuto ritirare la prima delibera di blocco, prima che emanasse la seconda o terza…Quale normativa? Quella vigente in tutta Italia, immagino. Non abbiamo procedure edilizie diverse. O meglio: tra il Piano Urbanistico, modificato notevolmente tra il 1998 e il 1999 a seguito della valutazione e verifica paesaggistica, che comprende il Progetto Norma che fissava, già nel 1999, le norme compositive, morfologiche, paesaggistiche, etc.e i progetti per permesso di costruire, sono stati fatti i Progetti per Parere preventivo di tutte le unità edificatorie, con approfondimenti paesaggistici, fotomontaggi, etc.tra il 2001 e il 2004. Quindi una procedura molto più lunga, fino ai progetti per permesso di costruire che passa comunque nuovamente al vaglio delle varie soprintendenze.

D-Quando è stato approvato il progetto definitivo? In base a quale normativa?
R-Il progetto definitivo ed esecutivo del parco sono fatti secondo Merloni e successive modificazioni.

D-E' stata verificata la sostenibilità ambientale del progetto? Da parte di chi?R-E’stata fatta una lunga relazione sostanziale alla RAS, assessorato ambiente, con la quale si è dimostrato, credo nel 1999 o 2000, erano state fatte tutte le verifiche, inserite nel piano e nei vari progetti singoli. La sostenibilità come intesa oggi è stata verificata, con ottimi risultati da parte di un team del CNR.

D-Come mai dopo anni di assenso, è nato questo movimento "anti edilizia-sul-parco" dall'estate del 2006? Avete pestato i piedi a qualcuno?
R-Soru e Cualbu non si amano, questo è certo e credo che i tentativi di trovare un compromesso nell’ultimo anno abbiano fatto più male che bene. In tutto questo la qualità dei luoghi, dei progetti etc non hanno alcuna rilevanza.

D-Si fa tanto parlare di sostenibilità ambientale, cosa ne pensate del progetto per la ex area della cementeria (di cui nessuno parla), è sostenibile dal punto di vista ambientale?
R-Curioso: Soru si è fatto consigliare tutti grandi architetti che però sono notoriamente o indifferenti o violenti sull’ambiente e\o sul contesto.

Postato il 15/02/07

Che fine hanno fatto?

Mi risulta che i pezzi più pregiati rinvenuti a Tuvixeddu quali anfore, bicchieri, coppette, ampolle portaprofumi, lucerne, rasoi, armi, monete, pendenti in oro e in argento, collane, amuleti, scarabei, statuine e altri oggetti, tra i quali meritano particolare attenzione le uova di struzzo dipinte, alcune statuette del Dio Bes (divinità maschile risalente al V sec. a.C.), siano soltanto IN MINIMA parte esposte al museo di Cagliari, mentre siano esposte IN MASSIMA PARTE al British Museum di Londra.
E' vero?
Perchè se non è stato provato l'acquisto legale di un'opera d'arte.....è commercio clandestino. E, se non vado errato, in questo caso si deve restituire il maltolto al legittimo proprietario, cioè al Museo di Cagliari.
Aspetto riscontri

Fonte:
http://web.tiscali.it/gcc/
click su "Necropoli Tuvixeddu"

AGGIUNTA AL POST (16/02/2007)
Per risolvere il quesito è bastato contattare il British Museum per email.
La risposta è stata che le loro collezioni provengono da Tharros.
Quindi la notizia è priva di fondamento.
SeuDeu

Postato il 15/02/07

Il coraggio delle proprie opinioni

Finalmente, dopo tanti comunicati stampa, lettere aperte, commenti più o meno anonimi, entrano in scena persone che hanno il coraggio di dire quello che pensano. Parlo del Professor Alfonso Stiglitz con cui, da questo pomeriggio sto avendo uno scambio dialettico su questo blog. Per quanto vi siano opinioni divergenti, vi è un REALE scambio di argomentazioni e punti di vista. Cosa che non vedo da parte degli altri attori di questa vicenda che, nella maggior parte dei casi, si sono eclissati.
Meditate gente, meditate.

Postato il 15/02/07

Dedicato a chi ha fatto

Il sottotitolo di questo blog è: "Diffido sempre di chi ha sempre una verità in tasca", ebbene, fedele a questo detto guardo con molto sospetto a tutta questa serie di manovre mascherate da "salvaguardia del Colle".
Ho avuto modo di parlare con tante persone che per 10 lunghi anni hanno lavorato per portare alla luce l'insediamento archeologico di Tuvixeddu. Anni in cui era poco salutare recarsi al colle senza un'adeguata scorta. Anni in cui l'area era utilizzata persino come residenza di lavoro di prostitute ed in cui si svolgevano traffici al limite (ed anche oltre) la legalità. E' vero, come ha dichiarato la Angiolillo, che si era attrezzata una discoteca dentro una tomba (era una cosa risalente agli anni 70 per chi non lo sapesse) così come è vero che Tuvixeddu era diventato un "residence" per i diseredati. Nonostante questa situazione, i lavori sono andati avanti con entusiasmo (e pochi soldi) nel completo menefreghismo da parte dei vari amministratori (pochi soldi et similia). I vincoli, da parte del MBC sono stati posti sin dove era possibile, compatibilmente con le leggi vigenti in quel periodo. Alla fine, dopo tanti tira e molla, si è riusciti a mettere in piedi un progetto condiviso che, nel bene e nel male, ha cercato di (si parla sempre di un'area in possesso di privati e non pubblica) trovare un equilibrio tra gli interessi privati e gli interessi della collettività; progetto condiviso da tutte le parti. Durante tutto questo iter LegaAmbiente & Soci non si capisce dov'erano, idem i 59 saggi; forse erano ibernati da qualche parte, chissà.... Sicuramente non a sporcarsi le mani negli scavi. Il progetto del parco è stato realizzato dalla MDC Architetti e, oltre ad essere stato (dopo le solite mille modifiche) approvato dalle parti, è stato anche preso ad esempio come progetto innovativo, solo oggi ci si accorge che non è idoneo. Oggi (da agosto 2006) ci si sveglia, la RS nomina quattro esperti (di tutto tranne che del contendere), LegaAmbiente dà fiato alle sue trombe, 59 saggi (??) dichiarano che l'accordo è stato fatto a suon di mazzette e la RS vincola totalmente l'area e ne decide l'esproprio lasciando a portafogli vuoto tutti coloro traevano sostentamento lavorando in quell'area.
Ora si tratterà di di quantificare quanto costerà alla comunità questa mossa, le valutazioni delle cifre vanno da 250 a 400 MILIONI di euro (secondo i parametri presi in considerazione). Tanti soldi, forse troppi; una cifra che trasforma l'area di Tuvixeddu in una bellissima ed appetitosa torta le cui fette farebbero gola a tanta gente. Oltremodo mi suona molto sospetto l'aver voluto distruggere e delegittimare, pur di arrivare al blocco dell'area, tutto il lavoro svolto da tante persone nell'arco di dieci anni, volendo imporre la propria opinione, ovviamente non suffragata da fatti, come in un diktat che non ha niente a che vedere con una civiltà dove una scelta deve essere condivisa, non imposta.
Ho avuto modo, in questi giorni, di parlare con tante persone che, ciascuno per la loro parte, hanno lavorato alla realizzazione del progetto di Tuvixeddu e, nei loro racconti, ho sentito un'amarezza immensa, dovuta al sentirsi attaccati e distrutti dal lato professionale dopo aver profuso la loro professionalità in un compito in cui credevano veramente ed in cui hanno dato molto di più di quanto a loro venisse dato mentre i soloni che oggi pontificano sulla "salvezza" del colle, stavano da qualche altra parte a dire qualcos'altro perchè, sino ad oggi, occuparsi di Tuvixeddu non era molto appetibile.
A tutte queste persone che hanno reso possibile, sino a questo momento, la rinascita di Tuvixeddu, e hanno creduto al progetto, ritengo giusto vada un plauso ed un sostegno che va al di là di colori politici e di convinzioni personali ed a cui la collettività, gli piaccia o meno, deve molto.


Postato il 15/02/07

I 59 Saggi (In fila per tre col resto di uno)

La citazione dei "59" saggi negli ultimi post ha scatenato una grandinata di email aventi lo stesso quesito: "Ma chi sono questi 59 saggi e cosa hanno fatto?".
Vi accontento subito: un salto nel sito www.regione.sardegna.it e cito testualmente:

La decisione del Presidente della Giunta Regionale della Sardegna, Renato Soru, di sospendere i lavori in corso, sulla base di nuove norme di salvaguardia, in viale Sant’Avendrace e nell’area di Tuvixeddu -Tuvumannu, dove il vincolo paesaggistico imposto nel 1997 non è riuscito a difendere uno dei più estesi monumenti funerari del Mediterraneo, costituisce, dopo anni di lassismo, la prima ferma risposta istituzionale ad una strategia di sistematica distruzione della memoria storica e del patrimonio archeologico della città. Essa è stata realizzata grazie alla pubblica, incestuosa e “concertata” collusione tra politici, imprenditori, funzionari con l’unico obbiettivo di privatizzare tutte le aree panoramiche e di pregio ancora esistenti ed ha trovato,costantemente e sistematicamente, plausibili e inattaccabili giustificazioni burocratiche per “legalizzare” il sacco urbanistico della città.
Ad eccezione delle aree militari e demaniali le zone non ancora cementificate all’interno del perimetro urbanistico della pretesa “capitale del Mediterraneo” sono infatti pochissime.
I sottoscritti, valutando positivamente la sensibilità dimostrata dal Presidente della Regione Sardegna a tutela del patrimonio culturale dell’isola e delle aree storiche e archeologiche più rilevanti e significative, plaudono a tale iniziativa e sperano che essa, ponendo fine alla colpevole inerzia degli organi amministrativi statali, regionali e comunali, possa costituire un significativo segnale di svolta nella politica di tutela del patrimonio storico, archeologico e ambientale della Sardegna.

Bruno Anatra
Gianfranco Tore
Giovanni Murgia
F. Atzeni
Sandro Maxia
Antonio Loi
Giovanni Ugas
Giancarlo Nonnoi
Luciano Marrocu
Anna Saiu Deidda
Franco Masala
Marisa Frongia
Simonetta Angiolillo
Luigi Leurini
Claudio Natoli
Antioco Floris
Cristina Lavinio
Roberto Coroneo
Patrizia Mureddu
Gian franco Nieddu
Antonietta Dettori
Ines Loi Corvetto
Laura Pisano
Antonio Trudu
Maurizio Trifone
Laura Sannia
Gabriella Da Re
Marinella Lorinczi
Barbara Fois
Massimo Arcangeli
Ignazio Putzu
Maria Sofia Casula
Nicoletta Da Crema
Antonella Marra
Franca Ortu
Placido Cerchi
Mariolina Falzari
Tonina Paba
Augusto Puxeddu
David Bruni
Maria Grazia Dongu
Franceso Asole
Andrea Maurizi
Gabriella Mazzon
Geoffrey Gray
Steve Buchledee
Marilisa Piga
Carlo Antonio Borghi
Felice Tiragallo
Elisabetta Marini
Tristano Gargiulo
Clara Incani
Mauro Pala
Nicoletta Puddu
Helmuth Moysich
Fabio Parascandalo
Angela Basso
Giovanna Caltagirone
Antonello Dessì

Riferimento web:
www.regione.sardegna.it/documenti/1_77_20070125170843.pdf


Commento: Se avessi scritto una cosa del genere sarei già in tribunale con una caterva di denunce per diffamazione. Cosa vuol dire essere "saggio"....puoi dare del ladro impunemente a chiunque e la passi liscia. O no?

Postato il 14/02/07

Gli Esperti

Normalmente quando si chiama un esperto, ci si immagina che conosca, ovviamente, la materia su cui è chiamato a dare la propria opinione. Solitamente un esperto in una determinata materia ha delle pubblicazioni a suo nome sull'argomento in questione. Quindi, si presume, che un archeologo chiamato a dare la sua opinione su un determinato argomento abbia, perlomeno, pubblicato qualcosa in materia. Nel mondo normale un curriculum lo si deduce da questi parametri.
Andando a curiosare nel sito opac.regionesardegna.it; dove vengono catalogate tutte le pubblicazioni scientifiche (e dove sono reperibili) alla voce di ricerca "Tuvixeddu", i nomi di: Prof. Raimondo Zucca; Prof.ssa Maria Antonietta Mongiu; Prof. Ignazio Camarda, Arch. Sandro Roggio NON COMPAIONO. In compenso vi sono i nominativi di altre 18 persone che hanno pubblicato (molti con più pubblicazioni) materiale su Tuvixeddu.
Domanda: quali parametri sono stati adottati nella nomina dei signori sopracitati "in qualità di componenti nominati dalla regione ai sensi del comma 2 dall’art. 137 del Codice"?

Postato il 14/02/07

Citazioni

Tratto da: "La pipì controvento" di Gavino Sanna:
....Maria Carta aveva detto in una delle sue ultime dichiarazioni che "In Sardegna l’invidia ne uccide piu' della malaria"...
Sempre attuale....

Postato il 14/02/07

Non ci posso credere

Durante una ricerca mi sono imbattuto in questo articolo pubblicato qui: http://blog.libero.it/admetalla/1971362.html
che riporto integralmente senza alcun commento:

Progettopoli

L’idea dell’architetto brasiliano Da Rocha cancellerebbe l’immagine storica di via Roma. Tre grattacieli da costruire nell’area del porto. E Granara elabora il piano particolareggiato prima di approvare lo strumento regolatore. La prossima settimana l’esame in comitato della diffida Casic

Il piano regolatore del porto non c’è ancora, ma i progetti sono pronti. Il più maestoso prevede tre palazzi a torre di venticinque piani per complessivi mille appartamenti, tre edifici grandi come quello dell’Enel, da realizzare nel pieno dell’area portuale, destinati a oscurare la sky-line storica di via Roma. L’idea è dell’architetto brasiliano Paulo Mendes da Rocha, chiamato a pianificare l’area ex Sem dove sorgerà il campus universitario. Renato Soru gradirebbe e il presidente dell’Autorità portuale Nino Granara si è reso così disponibile ad assecondare gli orientamenti dei vertici regionali e del sindaco da elaborare il piano particolareggiato del porto prima che il comitato portuale approvasse lo strumento regolatore.

Sembra incredibile ma è così: stoppato il dibattito sul piano a causa della diffida inviata dal Casic, Granara si trova in mezzo al guado. Da una parte l’asse di potere cagliaritano che preme per dare il via al festival delle attività commerciali nell’area di via Roma, dove fra l’altro Giorgio Mazzella ha comprato il palazzo Cariplo e dove il presidente dell’Assoindustriali nuorese Salvatore Denti ha acquisito il grattacielo dell’Enel coi buoni uffici dell’ex assessore regionale Pietro Pittalis. Dall’altra il comitato portuale, che sullo strumento di programmazione vuole vedere chiaro e che non intende prendere sottogamba l’iniziativa legale di Sandro Usai.

La strada sembrava tracciata: una sbrigativa discussione sul piano regolatore e relativa approvazione. Poi subito lo strumento particolareggiato, già bello e pronto dal 28 agosto, concordato con le famiglie di imprenditori cagliaritani e ispirato dallo studio Boeri, graditissimo a Soru. Ci sono anche i progetti esecutivi, come se ogni decisione fosse scontata. Il gran finale doveva essere la riconferma alla presidenza dell’Authority di Nino Granara, aspirante chef nella grande abuffata prossima ventura, con l’imprimatur autorevolissimo di Soru. Uno scenario di perfetta ricollocazione dei poteri locali, con l’incrollabile Usai nelle vesti del guastafeste. Ancora forte abbastanza - ne riferiamo nel servizio sotto - da rimandare a casa con perdite sedici membri dell’assemblea del Casic, decisissimi su invito dei vertici regionali a sfiduciarlo e a votare contro il bilancio preventivo per favorire lo scioglimento del consorzio.

L’operazione politica è chiara: bombardamento sul Casic, proposta di acquisto di Tecnocasic con la mediazione di Gualtiero Cualbu, via libera sul fronte del porto e abbandono sostanziale dello scalo industriale, considerato poco attraente dai vertici regionali.

Ma torniamo ai progetti per l’area del porto, divenuta ormai il piatto forte nel desco dell’edilizia affaristica cagliaritana. L’architetto brasiliano Da Rocha, un simpatico signore di 78 anni, è arrivato in città insieme alla sua compagna quarantenne portandosi appresso una fama professionale inattaccabile. Ha lavorato alla baia di Montevideo, ha progettato opere di risonanza internazionale, è un uomo che conta nel panorama della grande architettura mondiale. Qui dovrebbe occuparsi dell’area dell’ex semoleria, il campus proposto dall’imprenditore dei rifiuti Romano Fanti che la Lega delle Cooperative vuole costruire da anni. Era stato l’allora presidente dell’Ersu Luigi Sotgiu a rallentare l’iniziativa, suscitando le ire di Fanti. Poi l’idea sembrava essere abortita. Niente affatto: è stata proprio l’amministrazione Soru ha dare l’accelerata finale e su quello spazio strategico, collocato alle spalle della stazione ferroviaria, l’architetto Da Rocha dovrebbe inventare un campus studentesco d’avanguardia. Poi però, rivolta un’occhiata professionale all’area del porto commerciale, l’anziano artista della progettazione ha pensato di allargarsi e ha proposto le tre torri. Appena quattro giorni fa Renato Soru, in un convegno pubblico al T-Hotel di Cualbu, ha chiarito che Da Rocha lavora per il campus mentre le altre idee rappresentano soltanto un sogno affascinante. Non ci sarebbe, in sostanza, l’intenzione di realizzarle. Eppure il progetto esiste e risulta una fretta micidiale, da parte di Granara e del suo staff, di andare avanti con gli strumenti di programmazione.

Siamo solo alle prime battute del confronto: la prossima settimana Granara porterà i suoi avvocati in comitato portuale per cercare la via d’uscita dalla diffida al fulmicotone sparata dall’avvocato Sergio Segneri per conto di Usai. In comitato troverà un ambiente freddo, perchè l’idea di andare avanti con la pianificazione prima di ottenere il via libera dal parlamentino del porto non è piaciuta. E’ come se Granara avesse acquistato un volo Roma-New York dando per scontato che sul Cagliari-Roma ci fosse posto: brutti scherzi della continuità territoriale, ora il presidente è in una scomodissima lista d’attesa.

Mauro Lissia

abstract: La Nuova Sardegna del 1° dicembre 2006


Postato il 14/02/07

Lo sfogo di chi ha lavorato a Tuvixeddu

Ricevo, da parte di Roberto Copparoni, una lettera aperta (data 9 Febbraio 2007) firmata da Stefania Dore ed Anna Luisa Sanna, Archeologhe impegnate negli scavi del (ex?) Parco Archeologico di Tuvixeddu che pubblico integralmente:

IL COLLE SALVATO, IL PARCO RUBATO.
Ci si appresta a pianificare le operazioni di chiusura e annullamento del parco archeologico di Tuvixeddu, a vantaggio del grande parco regionale di Cagliari.
Quanti hanno fatto parte per tre anni di questo progetto escono di scena subbissati dalle impietose critiche di chi vede incarnati nell'operato altrui la frustrazione dei propri sogni e desideri, di chi, nascosto dietro una malcelata presunzione, giudica e talvolta disprezza gli studi, gli sforzi, la dedizione e l'impegno che tante persone hanno dedicato alla realizzazione di un progetto che, pur non pretendendo di essere universalmente condiviso, rispondeva in maniera puntuale e precisa alle esigenze di parco.
Anche chi come noi non ha studiato architettura potrà intuire, che il Parco di Tuvixeddu non può avere le caratteristiche proprie di una riserva del WWF, essendo all'interno di un contesto urbano.
Perchè illudere con romantiche velleità fanatico naturalistiche i futuri fruitori, che la domenica mattina, dotati discarpe da trekking, avrebbero scalato i costoni candidi del colle di Tuvixeddu "appositamente non dotati di sentieri che potessero renderne agevolmente percorribile l'area". Per visitare poi una necropoli inaccessibile, "le cui tombe sarebbe parso piu' opportuno non scavare per preservarne l'integrita' delle superfici di strato" e che, di conseguenza, esigue informazioni di natura scientifica avrebbero dato al progresso della ricerca (salvaguardando di contro un'importante interfaccia stratigrafica di rifiuti, utilissimi alla ricostruzione dell'evoluzione degli insediamenti nel sito in questione e della plurisecolare opera di saccheggio).
Dal 16 gennaio a oggi si sono susseguite riunioni, sopralluoghi, conferenze, manifestazioni, volantinaggi e chi ha potuto ha espresso i pareri più disparati sul progetto piu' discusso degli ultimi mesi (banale e quasi patetico e' chiedersi donde giunga l'improvvisa e appassionata vocazione archeologica di tanti ambientalisti e sopratutto perche' laurearsi e specializzarsi quando in realta' in alcuni casi sembra essere sufficiente avere una certa dose di sensibilita' e un po' di buon gusto per assurgere alla nomina di esperto e quindi pretendere di sapere come e dove fare le cose). Chi, come noi, faceva parte di questo gruppo di professionisti defraudati e denigrati, ha visto pubblicate le notizie piu' diverse, il piu' delle volte faziose, volutamente viziate da un linguaggio che distorceva parole e luoghi, che "al tratto distintivo del colle, la cupezza e l'inquietante senso di desolazione dei luoghi", associava l'estremamente piu' cupa ombra di "incestuose e concertate collusioni" che "59 studiosi" hanno visto fortunatamente sventate "dopo anni di lassismo" (e tre anni di duro lavoro), da una svolta nella politica di tutela dei beni culturali che e' sfociata nella delibera regionale n.5/23 del 7 febbraio 2007.
Per ora si vede solo la fine di un progetto, che da qui a un anno sarebbe stato un parco, frutto prezioso di una intelligente mediazione fra pubblico e privato, che se intesa - e qui ci si rende conto di chiedere un grosso
sforzo - nell'accezione positiva del termine avrebbe garantito un risultato concreto.

Stefania Dore
Anna Luisa Sanna
archeologhe del parco archeologico naturalistico di Tuvixeddu

L'opinione di Amici di Sardegna

Ricevo stamane questo comunicato stampa da parte di Roberto Copparoni che pubblico volentieri integralmente:

Comunicato Stampa: Tuvixeddu il parco mancato o colle salvato?

Nel prendere atto del lavoro realizzato dalla Commissione Regionale del Paesaggio, sul quale ci si riserva valutarne i contenuti, si segnala che il nuovo concetto di bene culturale è vecchio, almeno per tutti coloro che, come noi, da decenni parlano di bene culturale come risorsa ambientale umana, intimamente collegata all’ambiente naturale di cui ne è espressione.
Fra coloro che ci hanno creduto ci sono anche tutti coloro che, silenziosamente e senza tanto clamore, in questa sorta di “via crucis”, hanno lavorato nel corso di tre anni per portare alla luce le 800 tombe che fino a ieri non erano mai state scavate in modo scientifico. Ci riferiamo agli Archeologi ai tecnici e agli operai che hanno “lavorato per davvero” per il “museo a cielo aperto”, a tutti coloro che 10 anni fa lottarono, per l’apertura della necropoli di Tuvixeddu in occasione della 1° edizione di Monumenti aperti.
Ma questa è un'altra cosa…
Ora ci sono “59 saggi” che “oggi”, quasi in rassegna e all’unisono, fanno sentire il peso della loro autorità.
Ma ci domandiamo: cosa hanno fatto questi studiosi in tutti questi anni di “silenzi isituzionali?”

Da tempo, infatti, e in più occasioni, abbiamo suggerito agli esperti e a coloro che si fregiano di esserlo, di pensare ad una visione meno museale e statica del “bene culturale” che sia più consona ai tempi e vicina alle tematiche della fruizione e dell’utilizzazione della “risorsa” sia essa umana o naturale, al fine di stimolare una differente “percezione” sociale, basata sulla consapevolezza e condivisione dell’importanza che questa deve rivestire per la collettività.
Da bene a risorsa, dunque, come vera e propria “leva strategica” sulla quale fondare ogni possibile processo di futuro, sostenibile sviluppo.
Peranto non crediamo che con una azione di esproprio possa ritrovarsi un libero consenso che, agli occhi di buona parte della opinione pubblica, viene “percepito” più come una ennesima azione di forza che potremo chiamare “ il parco mancato”, dettata non tanto o non solo da nobili principi che potremo chiamare “il colle salvato”, ma da una “idea” giustizialista che non rende giustizia neppure al buon senso che dovrebbe guidare l’azione di una dirigenza istituzionale illuminata e lungimirante che fra le altre cose ha il dovere di guardare sempre ai “reali bisogni” percepiti della collettività e espressi da “questo particolare territorio”. Oggi più che mai terra di confine.
Sarebbe stato molto meglio non “usare” tuvixeddu come poligono demagogico o cavia per le grandi manovre politiche che ben si vedono all’orizzonte, almeno per chi sa guardare oltre il proprio naso.
Roberto Copparoni
Amici Di Sardegna ONLUS


Postato il 14/02/07

Fatemi capire....

Fatemi capire: il Parco di Tuxiveddu è di 20 ettari, il terreno dove si deve costruire (e non c'è NULLA di rilevanza archeologica) è di 3 ettari. Si è bloccato tutto e si procede all'esproprio per 3 ettari? Questo significa che i 20 ettari passati dal privato al pubblico, ritornano al privato e vengono espropriati in blocco con un costo (calcolato al ribasso) di 200.000.000 di euro (comprensivo di annessi & connessi), a questo (andando bene) si dovranno sommare altri 50.000.000 di euro per rifare il parco (disfa & rifai) nella versione che più aggrada agli esperti.
Orbene, per avere 3 ettari in più che, in ultima analisi, non servono a nulla si deve spendere una cifra del genere? Da dove verranno presi (se non dalle nostre tasche)?
A questo punto Tuvixeddu sembra sempre più una gigantesca torta alla panna.....

Postato il 13/02/03

LETTERA APERTA A GIORGIO TODDE

Ricevo dagli Architetti Livio De Carlo ed Eliana Masoero questa lettera aperta a Giorgio Todde che pubblico integralmente:

Alle parole di Giorgio Todde non possiamo che rispondere in forma pubblica.
I capricci ci hanno insegnato a non farli quando eravamo bambini e non è certo in questo difficilissimo e faticoso mestiere che ce li possiamo permettere. Noi architetti abbiamo ben imparato quali sono le conseguenze dei nostri segni, come Todde probabilmente sa che le parole scritte, specialmente sui quotidiani, da chi gode di stima e benevolenza, non modificano paesaggi ma influenzano le coscienze e possono fare anche molto male. I commenti sulla regolarità delle carte si aggiungono a parole come “incestuosa pubblica collusione” firmate dai 59 “intellettuali” sardi e ospitate nel sito ufficiale della RAS a proposito dell’Accordo di programma e ci hanno fatto accapponare la pelle: per chi le ha scritte, per i cittadini che le leggono. A noi suscitano solo profonda tristezza.
Noi e tutti coloro che hanno vissuto in prima persona le fasi di questi intensi 10 anni, ricordiamo ancora l’entusiasmo provato quando finalmente, non solo l’area della necropoli allora già nota e soggetta a vincolo, ma una piu' vasta porzione di territorio con valenze paesaggistiche e ambientali, passava dalla proprietà privata a quella pubblica! E ricordiamo con quanta attenzione abbiamo letto i segni e indagato il territorio per capirne la natura e la complessità, per trovare i modi di tutelare un patrimonio al centro di una città e nello stesso tempo valorizzare un’area violata nel recente passato, isolata ed esclusa, attraversata da passi perduti che ne segnavano un uso clandestino. Quei segni di percorsi, di reti divelte, di tombe abitate ci hanno guidato attraverso la sua lunga storia. La città “civile” al contorno gli voltava le spalle, mentre un’altra società ne occupava gli spazi; un’umanità derelitta se ne appropriava. Nel catino i ragazzini giocavano a calcio, mentre altri alla luce del sole tenevano i loro traffici illeciti e intanto i bambini attraversavano la necropoli per raggiungere la scuola o gli amici. Era evidente che tutta l’area avrebbe dovuto essere permeabile, per dare a quei bordi la completezza che era loro mancata per anni, per dare dignità a percorsi monchi, per restituire all’uso pubblico un’area privata e abbandonata. Perciò c’è stato un confronto continuo con tutti gli interlocutori pubblici competenti e non certo con l’imprenditore (la proprietà di allora non era per nulla interessata a un’area che già aveva ceduto). Forse altri modi e altri progetti erano possibili, ma nel nostro lavoro ad un certo punto tutte le idee, i vincoli, la ricerca, le questioni economiche, la sicurezza e la tutela, la futura gestione dei luoghi e il loro invecchiamento, i tempi della burocrazia, tutto si deve comporre in un delicato puzzle affinchè gli intenti diventino realtà. Di quella realtà l’architetto risulta il piu' evidente autore e spesso capro espiatorio. Per quanto riguarda il “giardinetto” (come Todde definisce i 3 ettari del Catino) potremo riparlarne se e quando gli abitanti dei quartieri limitrofi e i visitatori irritati e sdegnati, lo diserteranno. Per la messa in sicurezza e l’accessibilità dei luoghi anzichè “mattoni e cemento”, abbiamo usato le stesse pietre calcaree dei colli e ora ci si lamenta che il colore non piace: brutti scherzi della natura! Sul colore della terra di coltivo ancora gli architetti non possono fare molto per soddisfare esigenze cromatiche dei singoli. Avremmo potuto realizzare gli interventi necessari e poi riportare tutto a un finto degrado per ricreare l’ambiente decadente e un po' inquietante cui sembrano essere affezionati alcuni conservatori. La consolante conservazione dell’abbandono, il fascino desolante della rovina avrebbero potuto indicare un’altra via possibile: conosciamo bene questi sentimenti, ma altrettanto bene la complessità sociale della città e quindi argomenti quali “piazzette di periferia, parco attrezzato da sobborgo” ci sembrano poco utili alla causa e al futuro di Tuvixeddu. E' sensato definire “vezzi, capricci, ghiribizzo di un architetto”, il lavoro appassionato di tante persone che con sensibilità e competenza, si sono confrontate sul progetto, sono state controllate, guidate, talvolta bacchettate dalle istituzioni pubbliche che a diverso titolo si occupano del territorio e della sua tutela?
Se chi parla di valorizzare Tuvixeddu avesse la pazienza per capire quanto è già stato fatto, non farebbe che aiutarne la salvaguardia. Il Parco pubblico era quasi pronto; le azioni in corso in questi giorni “regaleranno” alla città, a carissimo prezzo, anni di blocco e inevitabile degrado, forse con esclusivo vantaggio dei migliori studi legali.
Concludiamo dicendo che leggeremo ancora i libri di Todde, certo con altri occhi, e che ci piacerebbe mostrargli dove, secondo noi, la volgarità vera e l’ignoranza si nascondono insidiose, pronte ad assalirci e a sommergerci.

Livio De Carlo, Eliana Masoero
Progettisti del piano di riqualificazione urbana ed ambientale dei Colli di Sant’Avendrace
Progettisti del Parco Pubblico di Tuvixeddu


Postato il 13/02/07