giovedì 13 settembre 2007

Lo sfogo di chi ha lavorato a Tuvixeddu

Ricevo, da parte di Roberto Copparoni, una lettera aperta (data 9 Febbraio 2007) firmata da Stefania Dore ed Anna Luisa Sanna, Archeologhe impegnate negli scavi del (ex?) Parco Archeologico di Tuvixeddu che pubblico integralmente:

IL COLLE SALVATO, IL PARCO RUBATO.
Ci si appresta a pianificare le operazioni di chiusura e annullamento del parco archeologico di Tuvixeddu, a vantaggio del grande parco regionale di Cagliari.
Quanti hanno fatto parte per tre anni di questo progetto escono di scena subbissati dalle impietose critiche di chi vede incarnati nell'operato altrui la frustrazione dei propri sogni e desideri, di chi, nascosto dietro una malcelata presunzione, giudica e talvolta disprezza gli studi, gli sforzi, la dedizione e l'impegno che tante persone hanno dedicato alla realizzazione di un progetto che, pur non pretendendo di essere universalmente condiviso, rispondeva in maniera puntuale e precisa alle esigenze di parco.
Anche chi come noi non ha studiato architettura potrà intuire, che il Parco di Tuvixeddu non può avere le caratteristiche proprie di una riserva del WWF, essendo all'interno di un contesto urbano.
Perchè illudere con romantiche velleità fanatico naturalistiche i futuri fruitori, che la domenica mattina, dotati discarpe da trekking, avrebbero scalato i costoni candidi del colle di Tuvixeddu "appositamente non dotati di sentieri che potessero renderne agevolmente percorribile l'area". Per visitare poi una necropoli inaccessibile, "le cui tombe sarebbe parso piu' opportuno non scavare per preservarne l'integrita' delle superfici di strato" e che, di conseguenza, esigue informazioni di natura scientifica avrebbero dato al progresso della ricerca (salvaguardando di contro un'importante interfaccia stratigrafica di rifiuti, utilissimi alla ricostruzione dell'evoluzione degli insediamenti nel sito in questione e della plurisecolare opera di saccheggio).
Dal 16 gennaio a oggi si sono susseguite riunioni, sopralluoghi, conferenze, manifestazioni, volantinaggi e chi ha potuto ha espresso i pareri più disparati sul progetto piu' discusso degli ultimi mesi (banale e quasi patetico e' chiedersi donde giunga l'improvvisa e appassionata vocazione archeologica di tanti ambientalisti e sopratutto perche' laurearsi e specializzarsi quando in realta' in alcuni casi sembra essere sufficiente avere una certa dose di sensibilita' e un po' di buon gusto per assurgere alla nomina di esperto e quindi pretendere di sapere come e dove fare le cose). Chi, come noi, faceva parte di questo gruppo di professionisti defraudati e denigrati, ha visto pubblicate le notizie piu' diverse, il piu' delle volte faziose, volutamente viziate da un linguaggio che distorceva parole e luoghi, che "al tratto distintivo del colle, la cupezza e l'inquietante senso di desolazione dei luoghi", associava l'estremamente piu' cupa ombra di "incestuose e concertate collusioni" che "59 studiosi" hanno visto fortunatamente sventate "dopo anni di lassismo" (e tre anni di duro lavoro), da una svolta nella politica di tutela dei beni culturali che e' sfociata nella delibera regionale n.5/23 del 7 febbraio 2007.
Per ora si vede solo la fine di un progetto, che da qui a un anno sarebbe stato un parco, frutto prezioso di una intelligente mediazione fra pubblico e privato, che se intesa - e qui ci si rende conto di chiedere un grosso
sforzo - nell'accezione positiva del termine avrebbe garantito un risultato concreto.

Stefania Dore
Anna Luisa Sanna
archeologhe del parco archeologico naturalistico di Tuvixeddu

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